La sinistra resta colpevolmente in silenzio di fronte alla scomparsa di Saman Abbas. Un'interrogazione in commissione esteri al ministro Luigi Di Maio riguardo "quali urgenti iniziative politiche intende assumere" e nulla più. O quasi.
L'unica ad uscire pubblicamente sulla questione e squarciare il silenzio nelle fila dem è Marwa Mahmoud, donna musulmana, nata ad Alessandria d'Egitto e trasferitasi da molto piccola prima a Modena e poi a Reggio Emilia. Dopo aver ottenuto la cittadinanza italiana, è stata eletta come consigliere comunale tra le fila del Partito Democratico a Reggio Emilia, la provincia dove, tra l'altro, da più di un mese è ricercata Saman, la giovane pachistana.
È proprio Marwa a parlare di quest'ultima questione, su La Nazione. Quando le viene chiesto il perché la sinistra tacesse sui diritti negati alle donne islamiche, risponde: "Da parte nostra c'è timore a intervenire su questi temi. Negli ultimi vent'anni c'è stata sottovalutazione. Parliamone. Mettiamoci la faccia. Io, da musulmana e da consigliera Pd, per prima".
Sostanzialmente conferma la teoria del sociologo Luca Ricolfi il quale sostiene: "La sinistra teme che i lati più imbarazzanti di quella cultura, e in particolare il suo modo di trattare la donna, compromettano il progetto politico di diventare i rappresentanti elettorali di quel mondo, grazie all'allargamento del diritto di voto agli immigrati".
Così facendo, sempre secondo Ricolfi, in nome del politicamente corretto "si viene a instaurare una sorta di presunzione di innocenza, o di responsabilità attenuata, per chiunque commetta reati ma abbia il vantaggio di far parte di una categoria "protetta"".
Un "occhio di riguardo" sulla questione che imbarazza e non poco proprio Marwa: "Sono temi delicati e complessi se non si hanno basi antropologiche solide. C'è paura di essere strumentalizzati e additati come razzisti. Si è tergiversato troppo preferendo agire con paternalismo, assistenzialismo e accoglienza. Che, sia chiaro, va bene. Ma non basta. Tutto il resto è diventato tabù, come la mutilazione ai genitali femminili per esempio".
Marwa è molto critica anche sui matrimoni forzati che fanno parte di "un mondo sommerso che va scardinato". L'unico modo per poterlo fare è appellarsi "ai diritti umani".
Dal suo punto di vista: "In Italia il tema non è mai stato trattato in modo sistemico, ma solo a livello politico ideologico come nel caso di Hina Saleem. Non è sufficiente aver inserito il reato nel codice penale". E aggiunge: "Occorre una risposta integrata che passa dall'educazione ai servizi territoriali, alle forze dell'ordine. Non si risolve tutto allontanando la vittima in una comunità protetta. E il caso Saman insegna: è tornata a casa. I figli cercano sempre di recuperare i rapporti con la famiglia".
È necessario, dunque, "andare nelle comunità e nei luoghi di culto, spiegando che nessuno può essere costretto a sposarsi e che non deve essere visto come un disonore ricevere un 'no'".L'unica soluzione possibile, quindi, secondo lei, è "muoversi entro la cornice dei diritti umani e della Costituzione".
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