Siria, si negozia il cessate il fuoco Ucciso l'uomo del Califfo in Libia

Nave Fasan (Coste della Libia) La bozza del comunicato finale dei colloqui internazionali di Vienna sulla Siria lo dice chiaramente: bisogna concentrare gli sforzi sulla guerra all'Is e al Fronte al-Nusra, legato ad al-Qaeda e viene proposta una fase di transizione che prevede riforme costituzionali e che dovrebbe durare 18 mesi e un accordo per un cessate il fuoco tra i cosiddetti ribelli moderati e le forze del regime di Bashar al-Assad. Ma c'è anche la succursale dello Stato Islamico in Libia, che mette nel mirino l'Italia e la Roma del Giubileo. A fornirci un aiuto preventivo sarebbero però intervenuti, venerdì notte, gli aerei statunitensi che hanno bombardato le posizioni dell'Isis a Sirte uccidendo, si dice, Abu Nabil Al Anbari, ovvero il rappresentante persona in Libia del Califfo Abu Bakr Al Baghdadi. La notizia è basata su indiscrezioni del Pentagono. Secondo le scarne informazioni fatte uscire dai militari statunitensi una coppia di cacciabombardieri F15 avrebbe colpito la città di Sirte puntando proprio a eliminare l'emissario locale del Califfo. L'uccisione del capo jihadista è, come sempre in questi casi, tutt'altro che certo.Le navi della nostra Marina Militare di pattuglia alle coste della Libia, su cui è imbarcato Il Giornale, non hanno rilevato né bombardamenti né tracce radar in grado di confermare l'operazione Usa. Il mancato rilevamento, spiegano però fonti di bordo, potrebbe essere dovuto alle posizioni delle quattro unità della missione Mare Sicuro in navigazione al di fuori delle acque territoriali libiche e lontane, in questo momento, dalla zona di Sirte. Mentre la fregata Virginio Fasan, da cui scriviamo, è davanti a Misurata, il cacciatorpediniere De La Penne è ben più a nord di Sirte.L'eliminazione di Abu Nabil Al Anbari, un ex generale della polizia di Saddam Hussein, il cui vero nome è Wisam Al Zubaidi, non sarebbe un'operazione di poco conto. Lo stretto rapporto tra il Califfo e l'ex generale si sarebbe sviluppato tra le mura di una cella irachena gestita dagli americani e condivisa - dopo l'invasione statunitense dell'Irak - dai due capi terroristi. Dopo l'uscita di prigione e i successi alla testa dello Stato Islamico culminati nel 2014 con la presa di Mosul il Califfo avrebbe affidato al suo ex compagno di prigionia la conquista di Tikrit e Baiji. Poi Al Anbari avrebbe guidato - nell'ottobre del 2014 - l'arrivo a Derna di un gruppo di 300 jihadisti della Cirenaica, veterani di Siria e Irak sotto le bandiere del Califfato.Questo battaglione libico, formato anche da militanti con qualche esperienza nel settore petrolifero, aveva partecipato in precedenza alla conquista dei pozzi siriani di Der El Ezzor. Proprio in base a quell'esperienza e ai successi conseguiti in quell'aerea Al Bagdadi avrebbe nuovamente affidato pieni poteri al pro console Al Anbari raccomandandogli di mettere le mani sui pozzi libici. Un incarico condotto puntualmente a termine dall'ex generale sunnita che - dopo aver conquistato Derna e Sirte - aveva incominciato ad allargare l'area d'influenza dello Stato Islamico verso i pozzi di petrolio situati in Cirenaica. Quasi contemporaneamente la succursale islamica aveva anche intrapreso un'intensa propaganda anti-italiana esprimendo ripetutamente nei messaggi su twitter e sugli altri social media la volontà di colpire l'ex nazione colonialista e di conquistare Roma.

Una volontà ribadita con teatrale drammaticità a febbraio quando il sangue di 21 copti egiziani decapitati dall'Isis a Sirte arrossò il Mediterraneo e una voce annunciava l'imminente espansione del Califfato fino alle porte di Roma.

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