D'oro, proprio d'oro: ragazze d'oro. Brave, simpatiche e sorridenti. Giusto: quel sorriso che non conosce confini oggi appartiene a due ragazze italiane. Ragazze che sprizzano energia e sfrontatezza, determinazione e voglia di vivere. E una racchetta per amica. Sara ha sognato questa momento fin da bambina. Jasmine nemmeno ci pensava, ma poi Sara le ha detto: perché non ci provi con me? Ed ora eccole sul tetto parigino di Olimpia, medaglie d'oro di un tennis che ti soffoca nel suo professionismo, ma fa tornare bambino quando vedi la medaglia d'oro appesa al collo. È stato meraviglioso l'inno alla gioia di Djokovic nel Roland Garros divenuto teatro: vedere un grande campione piangere e ridere, inginocchiarsi, saltellare, baciarsi mille volte la medaglia. E così Sara, ovvero Errani che dice di avere 37 anni ma chi ci crede? E Jasmine Paolini che ti guarda e mette allegria. Eppoi eccole urlare l'inno di Mameli, mentre il tricolore saliva. Felicità e consapevolezza. Detta da Sara: «È stata dura ma siamo felici, abbiamo cominciato malissimo ma in qualche modo l'abbiamo tirata su».
È la prima volta per il tennis nostro. In questo mondo azzurro dove le donne fanno tendenza e sempre più spesso indicano la strada, Errani e Paolini hanno insegnato come si vince un'Olimpiade del tennis. Ci sono arrivate al Supertiebreak, dopo un inizio a motori ingolfati. Diversamente dalla partenza effervescente delle avversarie, ragazze che hanno una nazione, ma in questi Giochi non hanno una bandiera perché sono russe, la guerra in Ucraina le ha private di un diritto. Ed ora sono definite Atlete individuali neutrali. Giusto? Sbagliato? Le guerre hanno sempre portato conseguenze. Loro sono belle e toste, con quel metro e 75 di altezza che forse inibisce e ti fa sentire anche il peso fisico. Fra l'altro era totale il contrasto con le nostre guizzanti piccolette. Giovani, anzi Mirra Andreeva giovanissima: 17 anni. Diana Shnaider, mancina ventenne.
Era la prima volta che giocavano in doppio. Non se la sono cavata male arrivando in finale. Ma Sara e Jasmine, in questo anno, hanno preso bene le misure del loro stare insieme. Sara con i 37 anni che portano saggezza e gestione tecnica, come si è visto anche ieri. Jasmine impetuosa e dotata ventottenne. Racconta: «Un'emozione unica, ma è stata dura. Ero molto tesa, facevo fatica. Poi la tensione è sparita abbiamo iniziato a giocare meglio». Si è visto. Ieri le inseguivi osservandone piedi immersi in scarpe, giallo accecante, che saltabeccavano come le palline sul rosso, seguendo ritmi e riti che sposano la logica del gioco. Errani ha perso due servizi: 6-2 secco. Ed ora? Si chiedeva la tribuna che pullulava di tifo italiano.
Ora ci pensiamo noi, hanno fatto intendere le ragazze. Fors'anche si saranno riletta quella scritta che incombe sulle tribune del Roland Garros: «La vittoria appartiene ai più tenaci».
E infatti sono partiti sberloni tennistici per un inoppugnabile 6-1 con scambi che hanno chiamato applausi da stadio, infine via sicure e determinate per il 10-7 del Supertiebreak. Una liberazione certo. Ma soprattutto una esaltazione della bellezza femminile del nostro sport.
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