Il siriano fermato resta in silenzio. Giallo sul perché del suo assalto

Tappato nel suo silenzio, il rifugiato siriano Abdalmasih Hanoun non ha voluto parlare neppure davanti al gip.

Il siriano fermato resta in silenzio. Giallo sul perché del suo assalto
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Tappato nel suo silenzio, il rifugiato siriano Abdalmasih Hanoun non ha voluto parlare neppure davanti al gip: verbalizzata la «chiara assenza di elementi di delirio», è stato incriminato ieri per tentato omicidio plurimo e resistenza armata a pubblico ufficiale. L'uomo che giovedì ha accoltellato quattro bambini tra i 2 e i 3 anni e due adulti nel parco giochi di Annecy, in Alta Savoia, è stato quindi portato di peso (su una sedia, si è rifiutato di camminare) nella prigione di Aiton. Resterà in isolamento. Avrà un pigiama anti-suicidio. Controllato ogni 15 minuti.

La procura antiterrorismo rimane alla finestra. Ma l'inchiesta è già "internazionale". Si è allargata alla Svezia e alla Turchia, da dove è iniziato il viaggio del 31enne verso l'Ue. A Stoccolma si chiede di indagare sulle molte zone d'ombra: nel 2013 proprio la Svezia gli aveva concesso un permesso permanente, ma mai la cittadinanza nonostante i vari tentativi. Ed è già emerso che a Trollhättan, lasciata circa otto mesi fa, era stato sanzionato per frode assistenziale.

Ieri la procuratrice di Annecy ha tirato di nuovo in ballo l'Italia, che avrebbe accordato l'asilo al 31enne prima che giungesse in Francia lo scorso ottobre passando dalla Svizzera.

Quattro giorni prima di terrorizzare Annecy, dal cellulare, il 31enne ha visualizzato il rifiuto «francese» alla sua domanda asilo. «Coincidenza inquietante», ammette Gérald Darmanin. La procuratrice svela inoltre che al momento del fermo gli hanno trovato in tasca 480 euro in contanti e una patente di guida svedese; due «immagini cristiane». E al collo una croce. Viveva però ad Annecy come un "«enzatetto», nell'androne di una palazzina vicina al luogo dell'assalto, tra i cartoni, senza parlare con nessuno. Da mesi. Domenica era stato pure controllato dalla polizia, mentre si lavava nel lago; ma visto il documento svedese l'hanno lasciato andare.

Resta il giallo sulle motivazioni del gesto. Emmanuel Macron danza sulle uova. Il suo governo ha infatti promesso una legge sull'immigrazione entro l'estate, inserendo la materia tra le sfide dei 100 giorni (che scadono a luglio) per rilanciare il mandato. Un compromesso coi neogollisti appare sempre più incerto. Dopo «Annecy» la destra ha inasprito i propositi sull'accoglienza. I Républicains già puntavano a limitare l'Aiuto medico statale (Ame), che consente l'accesso alle cure agli stranieri irregolari.

Darmanin è pronto a riflettere sull'idea di un «asilo europeo». In tv ammette che la vicenda deve interrogare tutti i Paesi Ue: «Dobbiamo metterci d'accordo, non abbiamo sempre gli stessi criteri». Un pezzo della Macronie sembra pronta a cambiar pelle.

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