Milano - Le scorciatoie non servono. Suor Anna Monia Alfieri, la religiosa finita sotto i riflettori per aver partecipato nei giorni scorsi alla convention di Stefano Parisi, non fa sconti al Fertility Day: «Può essere un momento di riflessione, niente più. Purtroppo sul tema della natalità dobbiamo recuperare un gap enorme».
A cosa si riferisce?
«I diritti fondamentali, affermati solennemente nella Costituzione del 1948, sono stati svuotati».
Un attimo, qui non parliamo di storia.
«Appunto. A me non interessano le bandiere e le etichette, quindi posso anche apprezzare lo sforzo del ministro Beatrice Lorenzin, ma se la famiglia non c'è più, se il diritto si è frantumato in una serie interminabile di diritti soggettivi, insomma se la famiglia non è stata tutelata in alcun modo in questi lunghi decenni, allora il Fertility Day non è e non può essere la soluzione, ma solo un maquillage».
D'accordo, ma come affrontare un tema cosi incandescente?
«Lo si affronta a monte, non a valle».
Tradotto in soldoni?
«Il nostro Stato ha detto che la famiglia era la cellula fondamentale della società e poi l'ha abbandonata a se stessa».
Che cosa è mancato?
«Tutto. C'è un deficit anzitutto culturale e poi economico, sociale. Contemporaneamente si sono persi per strada i diritti sbandierati nella nostra Carta».
Quali?
«C'è solo l'imbarazzo della scelta. Il diritto al lavoro e poi il diritto all'istruzione perché le scuole paritarie sono state strangolate, anche se fanno risparmiare 6 miliardi l'anno. Ma c'è di più».
Che cosa?
«Assistiamo ad una proliferazione inarrestabile di diritti soggettivi».
La società è cambiata. Lei è religiosa, ci sono altre culture. Forse dovremmo tornare indietro?
«No, guardi, io non difendo la scuola cattolica, ma la buona scuola in cui pubblico e privato sono complementari e si fanno concorrenza in modo virtuoso. Oggi invece andiamo verso la scuola di regime e il mondo paritario agonizza. Come la famiglia».
Va bene, ma fare figli è tutta un'altra storia.
«Eh no, è tutto collegato. Se le scuole sono quelle che sono e le riforme, come quella promossa da Renzi, solo un modo per sistemare precari e fare contenti i sindacati, se la famiglia non è aiutata in nessun modo e al suo posto si affermano altre formazioni sociali, in una confusione di modelli indescrivibile, allora le giornate sulla fertilità sono solo un alibi».
Il Governo si mette la coscienza a posto e lascia tutto come prima?
«Certo, è un po' come dire: ho fatto i compiti a casa e poi tutto resta uguale. Invece».
Invece?
«Ci vuole
una piccola grande rivoluzione culturale che metta in fila le questioni e i diritti. Non esiste il diritto assoluto ad avere un figlio ma la priorità dev'essere il figlio. Con i suoi diritti che oggi vengono calpestati».
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