Nel segno della continuità, senza arretrare di un millimetro. Roberto Speranza, ministro della Salute del governo Conte II e poi dell’esecutivo Draghi, nella difficile lotta al Covid-19 è deciso ad andare avanti per la sua strada, anche se è consapevole che gli italiani sono arrivati allo stremo delle forze.
Tra gli esponenti di primo piano della variegata maggioranza che sostiene il governo Draghi, Speranza fa parte della cosiddetta ala dei "rigoristi", quella che pretende di adottare misure di contenimento del coronavirus molto dure, che si scontra un giorno sì e anche l’altro con gli esponenti del fronte dei cosiddetti "aperturisti" capitana da Matteo Salvini.
Proprio il leader della Lega ha accusato il ministro di aver chiuso l'Italia e buttato la chiave."Dopo Pasqua dobbiamo tornare a vivere, non c'è Speranza che tenga", ha annunciato Salvini, ospite di Paolo Del Debbio a "Dritto e rovescio" su Rete 4. "La scienza è scienza - ha spiegato il leader della Lega -: non so come sia ora la situazione in Veneto, ma in queste ore Sardegna, Sicilia, Umbria, Liguria potrebbero tranquillamente riaprire in sicurezza. Ristoratori, baristi e gestori di palestre e attività culturali hanno come primo interesse la tutela della salute loro, dei dipendenti e dei clienti. Io capisco chi non chiede ristori ma sopravvivenza, cercheremo di metterci l'anima per ripartire". La crisi economica si fa sentire. Per questo ripartire in tempi brevi sarà fondamentale."Se da marzo a oggi la signora ha visto solo 2.000 euro, mi domando perché non siano arrivati gli aiuti promessi", ha chiesto Salvini commentando una testimonianza mandata in onda da Del Debbio. “Abbiamo chiesto sacrifici fino a Pasqua. Ma dopo Pasqua- è l’intenzione del leader della Lega- chi ha i criteri medici per riaprire deve riaprire. Ci troviamo se vuoi da te con il ministro Speranza, non mi convincerà mai che fino a maggio non se ne riparla. Non è solo un problema economico, ma di salute mentale. Migliaia di italiani si stanno imbottendo di psicofarmaci e tranquillanti, ci sono reparti di neuro-psichiatria pieni. Grazie ai vaccini, al sacrificio degli italiani e al caldo che arriva, se la curva cala dobbiamo tornare alla vita, non c'è rosso o Speranza che tenga".
Ma Speranza preferisce evitare lo scontro politico. Al momento è proprio l’esponente di Leu, secondo cui le restrizioni e i vaccini sono l'unica salvezza, ad avere la meglio. "Salvini? Non faccio mai polemica, ma penso che nessuno dovrebbe soffiare sul fuoco dell'inquietudine, del tormento di tanti italiani. Di fronte alla difesa della salute dobbiamo unire il Paese e non dividerlo, perché la battaglia è ancora complicata", ha spiegato in una intervista al Corriere della Sera il ministro. Quest’ultimo sa che i cittadini non ne possono più dell’emergenza sanitaria e della crisi economica da essa provocata: «Vedo bene che un bel pezzo di Paese è in forte sofferenza. Sono consapevole che ogni mia scelta provoca un sacrificio e che ci sono settori in grande difficoltà, per cui ritengo che sostegni economici mirati siano fondamentali”. Eppure,nonostante ciò, Speranza ha affermato che la maggior parte degli italiani capisce che queste misure "per quanto costose e dolorose sono necessarie e io le assumo con animo sereno. Tutelare la vita non è un lavoro sporco, ho giurato sulla Costituzione per questo".
Stop, quindi, alle polemiche con i suoi colleghi. Il ministro, infatti, ha spiegato che sul decreto che chiude l'Italia fino al 30 aprile non bisogna creare ulteriori tensioni: "Sono scettico su questi derby tra rigoristi e aperturisti, il quadro è ancora molto serio e il punto è adeguare le misure alla situazione epidemiologica". Secondo Speranza ora la principale preoccupazione è rappresentata dalle varianti: "Quella inglese è arrivata all'86,7% di prevalenza e ha una capacità diffusiva maggiore del 37% rispetto al ceppo originario. Le misure rigorose sono una risposta necessaria, come scrive l'Iss (l’Istituto superiore di Sanità, ndr)". Massima fermezza per sconfiggere Covid. Perché l’Italia intera è campo di battaglia. E aree dove poter allentare le misure non esistono. "I nostri scienziati- ha sottolineato l’esponente di governo- ritengono che con queste varianti le zone gialle non siano in grado di piegare la curva. Potranno tornare solo quando avremo raggiunto un livello sufficiente di vaccinazioni".
La fermezza di Speranza non è dettata da un rigorismo ideologico, come ha dichiarato Salvini. Lo stesso ministro, infatti, ha allontanato questo sospetto spiegando che "se sono ideologico io, lo sono anche Merkel, Macron e tutti i ministri della Salute del mondo costretti a firmare restrizioni. Qui l'ideologia non c'entra nulla, ogni misura è ponderata sulla base dei dati scientifici. Fidiamoci della scienza, che ci ha sempre guidati in questo anno difficile".
Riguardo il tema della ripartenza, la tensione nel governo potrebbe crescere nei prossimi giorni. Lega e FI vogliono un "tagliando" a metà aprile e faranno leva sulla mediazione di Draghi per riaprire alcune attività, come i ristoranti. Speranza, su questo delicato argomento, preferisce essere cauto. Perché solo numeri favorevoli potrebbero cambiare le carte sul tavolo. "Nel decreto non c'è nessun automatismo, c'è l'impegno a valutare costantemente i dati, come facciamo ogni settimana. Il presidente Draghi sta tenendo una posizione di grande realismo e pragmatismo, vuole programmare con fiducia il futuro, ma fronteggiando duramente l'epidemia. Dobbiamo avere il coraggio della verità, non illudere le persone", ha affermato il ministro che poi ha ricordato come oggi ci siano 3700 letti di terapia intensiva occupati, "un dato molto alto che deve diminuire".
Ma la più volte citata luce in fondo al tunnel la si intravede davvero. Il ministro, infatti, ha ammesso di essere ottimista sulla fine dell’incubo che da più di un anno sta sconvolgendo le vite di tutti. "Grazie ai sacrifici di queste settimane e all'accelerazione della campagna di vaccinazione, già nella seconda parte della primavera vedremo risultati incoraggianti e staremo meglio". Non esiste una data precisa. Speranza ha ricordato che serve "molta gradualità" ma la cabina di monitoraggio è sempre al lavoro per verificare costantemente l'evoluzione epidemiologia."È probabile che alcuni territori rossi possano passare in arancione. In questo momento parlare di area gialla è sbagliato perché i nostri scienziati ritengono non sia sufficiente a contenere il contagio con questo livello di vaccinazione”.
Altro tema delicato trattato da Speranza è la campagna di vaccinazione. Partita a rilento durante il governo Conte II, anche a causa della scarsità delle dosi a disposizione, ha subito un’accelerazione nelle ultime settimane grazie agli sforzi del Commissario straordinario all’emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo, e al capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio. Ma si è ancora lontani dall’obiettivo delle 500mila somministrazioni al giorno che permetterebbero di raggiungere l’immunità di gregge entro fine settembre.
"La vaccinazione è l'arma decisiva per chiudere questa fase così difficile. Abbiamo superato le 280mila dosi somministrate in un giorno e non c'è dubbio che dobbiamo accelerare ancora di più", ha spiegato Speranza che ha annunciato come si stia facendo "tutte le pressioni possibili perché le case farmaceutiche rispettino gli impegni" nelle consegne dei farmaci."Nella seconda metà di aprile- ha inoltre ricordato- avremo finalmente le prime forniture di Johnson&Johnson, importante perché dà l'immunità con una dose sola. Ci aspettiamo oltre 50 milioni di dosi nel secondo trimestre e 80 nel terzo, che ci consentiranno una vera accelerazione". L’obiettivo di arrivare a mezzo milioni di iniezioni al giorno è possibile. Ma per raggiungerlo è necessario che ognuno faccia la sua parte. "Abbiamo firmato intese con medici di medicina generale, specializzandi, specialisti ambulatoriali, odontoiatri e pediatri di libera scelta. Sono 160mila medici. Ci sono i 270mila infermieri del Ssn che ora possono vaccinare fuori dal loro orario di lavoro e stiamo formando 19mila farmacisti. Con queste forze spero raggiungeremo al più presto il traguardo”, ha spiegato Speranza.
La strada è lunga e non priva di insidie ma secondo il ministro è realistico che entro fine estate ogni italiano che lo chieda sia stato vaccinato. Infine non può mancare una riflessione su un tema che nei giorni scorsi ha scatenato polemiche a non finire: quella della possibilità di viaggiare all’estero mentre in Italia i cittadini sono costretti a rispettare pesanti restrizioni. "I viaggi li abbiamo sempre sconsigliati quando non necessari. La quarantena è un deterrente, ma a partire per l'estero sono poche migliaia di persone, mentre se permettessimo una mobilità nazionale senza vincoli avremmo numeri incontrollabili".
"Per qualche settimana dovremo fare sacrifici", ha concluso Speranza. Altre settimane, però, che seguono un anno durissimo per gli italiani colpiti dall’emergenza sanitaria e dalla crisi economica e costretti a subire profondi cambiamenti nella loro quotidianità.
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