In spiaggia più leggeri. Addio lasagne, è il tempo delle insalate

Un'indagine fotografa il cambiamento delle nostre abitudini per i pranzi al sacco

In spiaggia più leggeri. Addio lasagne, è il tempo delle insalate

Sorpresa: in spiaggia la lasagna non va più. E - udite udite - nemmeno la parmigiana di melanzane. Ce lo comunica Coldiretti aggiornando la classifica dei cibi che nell'estate di grazia duemilasedici, con il veganesimo che insidia i nostri bastioni alimentari e quella brutta abitudine di volersi tenere in una forma decente indossando il bikini, sono poco frequenti sul litorale Italia. Nella classifica non ci sono, ma scommetteremmo che anche i peperoni ripieni, la cassoeula, la fonduta e la caponata finiscono raramente nei menù à-la-carte dei tipi da spiaggia.

E che cosa ha sostituito i piatti grassi, fritti e carichi di calorie del pranzo della domenica trasferiti sul bagnasciuga? Garantisce sempre Coldiretti, che alla faccenda ha dedicato una ricerca svolta in collaborazione con Ixè, che un italiano su quattro tra coloro che si portano il pranzo al sacco, nella schiscetta balneare ci infilano insalate di riso, insalate di pollo e insalate di mare. Il 21 per cento degli intervistati predilige una macedonia, mentre il 14 per cento al mare mangia una caprese, con mozzarella e pomodori (di quale provenienza ai meridionali meglio non farlo sapere).

Va bene, un po' si scherza su ricerche stagionali che alle volte appaiono un po' banalotte. In un 'epoca in cui il salutismo ha contagiato le nostre tavole, poteva non risentire anche il pranzo al sacco? Eppure l'operazione nostalgia è in agguato. Perché c'era un'epoca neppure troppo lontana in cui davvero la domenica le spiagge italiane diventavano la dependance in infradito del tinello. A una certa ora si tiravano fuori tavolini e sedie pieghevoli e si imbandiva un'accettabile imitazione della tavola festiva, con teglie di pietanze preparate il giorno prima o durante la notte, di quelle che non hanno bisogno di essere scaldate per essere gustate, e poi contorni, piatti, posate, tovaglioli. Uno dei riti dell'alimentazione da spiaggia era quella dell'anguria (cocomero a Roma, mellone al Sud), che veniva seppellita uno o due metri sotto la sabbia in modo che a contatto con l'acqua restasse bella fresca, operazione di solito compiuta immergendo il più magro dei bambini nel buco, e poi affettando il pezzo da dieci o didici chili in fette gigantesche.

Oggi tutto è diverso. La spiaggia è esibizione dei sacrifici fatti tutto l'anno per presentarsi alla prova bikini con esiti decorosi e non si rovina tutto per un cannellone pieno di sabbia. Piuttosto si sceglie un po' di frutta, magari un ghiacciolo.

Chi può invece opta per un ristorante: nell'estate 2016 secondo Coldiretti si inverte la tendenza con un 13 per cento di aumento degli italiani che in vacanza vanno a mangiare fuori. Più che un segno della fine di questa interminabile crisi un sintomo della crescente curiosità alimentari degli italiani, che si esprime anche con le pinne, i fucili e gli occhiali.

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