"Stanco del doppio ruolo". Zinga lascia il Lazio ai 5s

Il leader Pd pensa di dimettersi da governatore per blindare l'alleanza in vista delle Comunali

"Stanco del doppio ruolo". Zinga lascia il Lazio ai 5s

Nicola Zingaretti vuole mollare la poltrona di presidente della Regione Lazio. Una mossa a sorpresa, per riaprire all'indomani del turno di ballottaggio, che consolida l'asse Pd-M5S, la partita delle alleanze per il Campidoglio. L'ipotesi è andare al voto nella primavera del 2021 sia per eleggere il prossimo sindaco di Roma che il governatore della Regione. Un piano che consentirebbe ai due alleati del governo Conte, Pd e Cinque stelle, di trovare l'intesa: un esponente dem per la corsa a sindaco della Capitale, un grillino (Paola Taverna o Roberta Lombardi) per la guida della Regione. Le dimissioni di Zingaretti sono il primo passo per far decollare l'operazione giallorossa. Il patto regge sul piano locale: dem e Cinque stelle portano a casa vittorie importanti (Matera, Pomigliano D'Arco, Cascina, Andria, Giugliano) dove corrono uniti. Il mandato di governatore scade nel 2023. Con il voto anticipato, il Pd rientrerebbe in gioco per il Campidoglio. Dove, senza l'accordo con il sindaco uscente Virginia Raggi, sembrerebbe spacciato. Un piano che il segretario del Pd fa già trapelare: «In questi mesi ho onorato un doppio impegno, quello di presidente della Regione e di leader nazionale e oggi avverto un po' il peso e la fatica di un doppio ruolo, soprattutto nel momento del Covid, che richiederà una presenza e che sarà costante. L'impegno di leader nella fase che abbiamo davanti sarà importante, ricca di discussione politica, di sostegno al governo, di rigore ma troveremo una risposta anche a questa situazione che è faticosa, molto pesante e alla quale io credo molto. Per questo ho fatto davvero di tutto per onorare questo doppio ruolo. Nelle prossime settimane vedremo e discuteremo su come andare avanti», annuncia, parlando a margine della presentazione del V rapporto sulle mafie nel Lazio. E nello stesso istante il leader dei democratici si tira fuori dal rimpasto di governo: «Non sono assolutamente in campo per una figura di ministro. Sono contento del risultato politico del Pd». Un doppio incarico, segretario e presidente della Regione, per Zingaretti diventa pesante. La soluzione sarà dunque mollare la guida della Regione per favorire un accordo con i Cinque stelle a Roma e nelle altre città (Napoli, Milano, Bologna, Torino)che andranno al voto. Il secondo indizio, sull'ipotesi di dimissioni da governatore, lo fornisce sempre Zingaretti, quando annuncia di essere già al lavoro (da segretario del Pd) per individuare i candidati per le prossime amministrative: «Noi ci siamo dedicati fino a ieri alle elezioni regionali e amministrative 2020 con 7 regioni e 1200 comuni. Non siamo stati in vacanza, da oggi inizia la fase di organizzazione e preparazione delle amministrative 2021». A Roma circolano i nomi di Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant'Egidio, Monica Cirinnà, l'ex ministro Massimo Bray. Ma avanza anche l'ipotesi delle primarie. A Napoli la casella dovrebbe andare al M5S: il presidente della Camera Roberto Fico è tentato. Il patto giallorosso piace anche al ministro degli Esteri Luigi di Maio, che da lunedì sera non smette di brindare al successo dei sindaci Pd: i Cinque stelle portano a casa solo il primo cittadino di Matera Raffaello De Ruggeri. Nel frattempo, Di Maio batte cassa ai governatori dem.

In Campania il M5s vuole Valeria Ciarambino vicepresidente del Consiglio regionale con la benedizione di De Luca. In Puglia il ministro degli Esteri cerca un posto (per un fedelissimo) nella giunta Emiliano. Se alleanza deve essere che lo sia fino in fondo.

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