Alla Camera come al Senato. Commozione, applausi (lunghissimi), partecipazione e standing ovation. Il tributo di Montecitorio alla figura di Berlusconi ha rispettato un copione che pure nella sua prevedibilità è stato capace di toccare il cuore dei presenti.
La commemorazione è stata preceduta dalla polemica innescata dal «silenzio» dei grillini. Una posizione di chiusura che ha impedito anche la diretta televisiva sui canali della Rai. Una polemica che non ha diminuito, però, la portata dell'evento. Portata sottolineata dallo stesso presidente Lorenzo Fontana nel suo discorso introduttivo.
Quando è il capogruppo azzurro, Paolo Barelli, a parlare, c'è spazio anche per una seconda standing ovation più contenuta ma altrettanto significativa nei confronti di Gianni Letta. L'eterno consigliere del presidente Berlusconi è infatti presente anche a Montecitorio, dopo aver assistito alla commemorazione al Senato. Anche a Letta vanno tributati onori e ringraziamenti, sottolinea Barelli, voltando la testa nella sua direzione. Ed è un segno di continuità, uno dei tanti, che in questi giorni si susseguono quanto l'eredità berlusconiana sia vitale e strategia nel presente e nel futuro della vita pubblica italiana.
E all'Italia è il primo riferimento offerto dal vicepremier Antonio Tajani davanti all'assemblea di Montecitorio. «L'Italia è il Paese che amo - ricorda il coordinatore nazionale azzurro - era l'incipit del suo primo discorso politico. E fu anche il primo a inserire l'Italia nel nome del partito». Tajani cita pure il secondo intervento pubblico di Berlusconi nel febbraio del '94. «Fu l'occasione - ricorda il vicepremier - per sottolineare i valori su cui si fondava il suo impegno politico. Primo fra tutti la libertà e poi la centralità della persona. Quindi: solidarietà, sussidiarietà, libertà di espressione e religiosa. La dignità di ognuno di noi era al centro del suo modo di pensare e di vivere. Dignità che esaltò pure quando cercarono di umiliarlo. Seppe stare ultimo fra gli ultimi dimostrando una grandezza che soltanto i grandi della Storia hanno».
Il capogruppo di Fratelli d'Italia, Tommaso Foti, ricorda le parole Berlusconi in occasione dell'insediamento del governo Prodi il 30 maggio del 1996. «Solo noi che siamo stati forza di governo e che abbiamo sperimentato la durezza e la difficoltà del governare in maniera innovativa - sono le parole ricordate da Foti - possiamo apprezzare per il buon funzionamento della democrazia il ruolo di un'opposizione che tenga sempre presente l'interesse del Paese. Se ci dimenticassimo di questo interesse per un tornaconto di parte il nostro elettorato, che da noi si aspetta fermezza e responsabilità, non ci perdonerebbe. Non siamo quindi votati a un'opposizione selvaggia e distruttiva». E la citazione di Foti è rivolta soprattutto a quell'opposizione che ha rinunciato a partecipare alla commemorazione. Ricordando, parole sempre di Foti, che gli «odiatori ad personam» verranno presto dimenticati «mentre Berlusconi è già nella Storia».
«Tenere in vita la sua eredità politica e dare un seguito alla sua storia - afferma Mara Carfagna di Azione nel suo intervento - significa soprattutto rilanciare il modo di parlare, di guardare gli italiani, che ha rappresentato un unicum nel panorama politico. L'ottimismo innanzitutto. La capacità di scommettere sulla voglia di fare e di intraprendere, sulla speranza anziché sulla paura. E poi il coraggio e la libertà di superare le liturgie della politica, per selezionare e formare una nuova classe dirigente sulle ceneri della prima Repubblica, guardando oltre gli steccati dell'ideologia, attingendo a tradizioni politiche e culturali differenti». La Carfagna ricorda infine che proprio Berlusconi è stato modello per gli avversari nella «massiccia promozione della presenza femminile all'interno del partito e delle istituzioni».
Anche gli interventi di Maurizio Lupi e quello di Riccardo Molinari sottolineano le doti dello statista. «Ci ha insegnato a non mollare mai» spiega il leghista, mentre il leader di Noi con l'Italia sottolinea il debito che lo stesso Berlusconi sentiva per l'insegnamento di Don Sturzo.
«Amava ricordare le sue parole - aggiunge Lupi - quando Sturzo diceva che bisogna costruire un futuro di responsabilità, di crescita e soprattutto di libertà, concludendo con l'espressione io ci sono. Ecco Berlusconi c'è sempre stato».
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