Non ci hanno messo molto i giudici di Latina a scoprire il bluff di Liliane Murekatete, moglie del deputato Aboubakar Soumahoro e a rigettare la richiesta di sospensione del provvedimento di interdizione nell'inchiesta sulle coop Karibù e Aid. Mentre lei affermava di non aver avuto ruoli nella cooperativa in quanto era in gravidanza, i magistrati hanno ritrovato documenti gestionali firmati da lady Soumahoro e riscontrato come la stessa abbia percepito lo stipendio regolarmente dal 2018 al 2021.
Perdono dunque definitivamente consistenza i documenti consegnati dalla donna e dal suo avvocato Lorenzo Borrè ai magistrati di Latina nel corso dell'interrogatorio avvenuto lo scorso 12 dicembre. Il dossier avrebbe dovuto dimostrare la sua estraneità alle accuse mosse dall'inchiesta. Invece il gip, nelle motivazioni di rigetto dell'istanza, ha sottolineato come non sia possibile revocare il provvedimento cautelare in quanto Liliane sarebbe stata consapevole e attiva nella partecipazione del meccanismo fraudolento. Il giudice Giuseppe Molfese ha messo in luce un probabile sotteso interesse economico perché la donna ha continuato ad essere pagata dalla cooperativa Karibù. La linea difensiva durante l'interrogatorio (a cui la donna non ha risposto, presentando il dossier) era stata indirizzata su un punto chiave: lady Soumahoro all'epoca dei fatti non sarebbe stata a conoscenza di quello che accadeva nelle coop di famiglia. Ma il giudice ha fatto capire che le cose starebbero diversamente, in quanto Murekatete avrebbe continuato a ricevere lo stipendio e la sua presenza sarebbe riscontrabile da alcune firme sui documenti in mano agli inquirenti. Infine il gip ha rimarcato che anche in gravidanza, Liliane ha continuato a partecipare a tutte le attività. La battaglia adesso si sposta davanti ai giudici del Riesame.
Non è la prima volta che lady Soumahoro afferma qualcosa che subito dopo viene smentita dai fatti. Da sempre sostiene estraneità nella gestione della cooperativa, ma già qualche settimana fa emersero gli screenshot di alcuni messaggi scambiati con ex dipendenti che indicavano come fosse pienamente cosciente di quanto accadeva nella cooperativa, in particolare per quanto concerne le fatture non pagate. Altra vicenda in cui lady Soumahoro è stata smentita è quella delle foto hot pubblicate qualche settimana fa e rilanciate online da diversi siti web. Lei ha sostenuto con determinazione di non aver mai dato il consenso alla pubblicazione di quegli scatti, ma il fotografo Elio Leonardo Carchidi ha detto di essere in grado di dimostrare, carte alla mano, che aveva tutte le autorizzazioni.
Insomma, per Liliane Murekatete le cose non si mettono bene e ora la sua speranza è il tribunale del Riesame di Roma, a cui il suo legale presenterà ricorso.
L'inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza e dalla Polizia e coordinata dal pubblico ministero Andrea D'Angeli, prosegue concentrandosi su diversi fronti ancora aperti che vanno dalle ipotesi di raggiri da parte delle coop dei familiari di Soumahoro per ottenere fondi pubblici a frodi relative a servizi resi ben diversi da quelli oggetto degli affidamenti, fino allo stato in cui erano lasciati appunto i migranti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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