Stop all'invasione dei profughi La Scandinavia blinda i confini

Reintrodotti i controlli alle frontiera con la Germania, sorvegliato il ponte che collega Malmoe con Copenaghen. E Berlino adesso attacca: «La Ue è libertà di movimento»

Noam BenjaminPer fermare i sempre più numerosi migranti l'Europa del nord «sospende» il Trattato di Schengen. Lunedì il governo danese ha, infatti, annunciato il ripristino dei controlli alle frontiere con la Svezia e con la Germania. Una decisione «temporanea», ha dichiarato il primo ministro conservatore Lars Lokke Rasmussen, che segue di poche ore quella analoga presa dall'esecutivo svedese guidato dal premier socialdemocratico Stefan Löfven. La misura, adottata per ragioni di «sicurezza e ordine pubblico», durerà fino al prossimo 14 gennaio. La decisione naturalmente ha innescato subito reazioni a livello europeo: «Mi dispiace che Copenaghen abbia introdotto controlli temporanei», ha commentato Torsten Albig, governatore dello Schleswig-Holstein, il Land tedesco confinante con la Danimarca. «La decisione potrebbe impattare negativamente la vita nella regione e pesare particolarmente sui lavoratori transfrontalieri. Chiediamo al governo danese di implementare questa misura per il più breve tempo possibile, minimizzando i danni all'economia dell'area». Trecento chilometri più a nord-est, sul confine fra Danimarca e Svezia l'insoddisfazione è la stessa: «Non siamo affatto contenti» spiega al Giornale Kajsa Hermer. Kajsa è la portavoce di Skanetrafiken, la compagnia pubblica (l'azionista è la contea svedese di Skane) che gestisce i treni veloci sul ponte di Oresund, 15 chilometri che uniscono i due regni nordici. «Quindici anni fa con l'inaugurazione del ponte abbiamo dato vita a un traffico transfrontaliero veloce. Ogni giorno 16 mila persone attraversano il ponte per lavoro o per studio: due terzi verso Copenaghen, un terzo verso Malmoe. Prima dei controlli avevamo un treno ogni 10 minuti, adesso siamo già passati a un treno ogni 20. E se prima ci volevano solo 13 minuti da una fermata all'altra attraverso il confine, con i controlli dei passaporti c'è voluto il doppio del tempo, senza dimenticare che in Svezia e in Danimarca le persone sono ancora in vacanza».A pieno regime, lascia intendere Kajsa, sarà anche peggio. «Quando chiudi queste frontiere, chiudi tutta la regione».Cos'ha dunque spinto i due Paesi a mettere a repentaglio l'economia di una macro-regione così ben integrata tanto che Copenaghen, Malmoe e Lund vengono considerate parti di una sola area metropolitana?Copenaghen ha imitato Stoccolma «perché le decisioni che gli Stati assumono unilateralmente creano delle tensioni anche per i Paesi vicini» spiega Federico Casolari, professore associato di Diritto dell'Unione europea all'Università di Bologna. «Ed ecco perché il Consiglio europeo sta pensando a un ripensamento dell'intero sistema Schengen, il che è auspicabile». «Per restare in vita Schengen deve sapere resistere alle emergenze, diversamente il destino dell'Europa è una sequenza-domino senza alcuna concertazione, ma dove gli Stati- spiega Casolari- reintroducono i controlli in autonomia, scaricando sugli stati limitrofi la gestione dei flussi migratori». Mentre i controlli dei passaporti per i voli sono spesso rimasti, se Schengen cadesse la ricaduta sul traffico stradale, marittimo e ferroviario sarebbe pesantissima. «Senza dimenticare», prosegue Casolari, «che i controlli alle frontiere equivalgono a iniettare veleno nel processo di integrazione, indebolendo tutta l'unione politica».

Non meno colpevole della Svezia di aver aperto i propri confini ai profughi siriani senza aver consultato i partner europei, la Germania di Angela Merkel si straccia adesso le vesti. «La libertà di movimento è uno dei più grandi risultati dell'Ue», ha dichiarato lunedì un portavoce del ministero degli Esteri tedesco. Di fronte al rischio di un crollo di Schengen, Berlino si ricorda dei partner Ue.

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