La Fed prepara il suo terzo rialzo dei tassi consecutivo. Gli analisti danno per scontata una stretta da mezzo punto percentuale mercoledì al termine della due giorni di riunione. La banca centrale potrebbe poi accelerare il ritmo in luglio con un aumento da 75 punti base. La fiammata dell'inflazione all'8,6%, ai massimi degli ultimi 40 anni, potrebbe infatti spingere la Fed a farsi ancora più aggressiva contro un caro-vita che morde sui portafogli degli americani. Non si tratta di aumenti dei prezzi legati solo all'energia: i beni alimentari sono saliti del 10% e gli affitti del 5,5%, trainando questi ultimi la parte core che resta al 6%. La galoppata dei prezzi sta mettendo sempre di più la banca centrale all'angolo, allontanando l'ipotesi di un atterraggio morbido per l'economia. Lawrence Summers, l'ex segretario al Tesoro dell'amministrazione Clinton, è convinto che gli Stati Uniti siano avviati verso una recessione. L'ex presidente della Fed, Ben Bernanke, ammette che c'è un rischio recessione, ma ritiene che ci siano «ragionevoli chance» che la banca centrale riesca a traghettare l'economia a un soft landing. Per Jerome Powell la prossima riunione, e soprattutto la prossima conferenza stampa, sono un nuovo test da superare. Alcuni analisti credono che la Fed stupirà già mercoledì con un rialzo dello 0,75% per dimostrare il suo impegno e la sua determinazione nella lotta all'inflazione. Farlo però significherebbe cogliere di sorpresa Wall Street e rompere gli schemi, mettendo a rischio la fiducia nella prevedibilità della banca centrale. È chiaro che una mossa così drastica imporrebbe anche alla Bce una serie di interventi più decisi. Nella settimana che è appena trascorsa l'Eurotower ha aumentato le sue stime di inflazione e ha confermato la sua intenzione di rialzare i tassi dello 0,25% a luglio e molto probabilmente dello 0,50% a settembre. La fine del quantitative easing senza innalzare un vero scudo anti-spread rischia di lasciare i Paesi più indebitati, in primis l'Italia, senza protezione.
Il -5% registrato dalla Borsa di Milano venerdì con il tasso dei Btp decennali volato al 3,8%, ai massimo dal 2014, e lo spread a 233 punti, pronto a puntare sopra quota 250 da oggi. «La Bce non ha considerato urgente la questione degli spread - commenta Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte - e i falchi hanno preso in mano le redini del gioco».
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