"Stupisce l'esiguità dei fondi russi. Sono pochi 300 milioni dal 2014"

Il generale: "La politica estera si fa con il sostegno ai partiti"

"Stupisce l'esiguità dei fondi russi. Sono pochi 300 milioni dal 2014"

«Noi ci meravigliamo perché siamo dei provinciali, ma la politica estera si fa non solo con le armi, ma con i soldi, con i trattati commerciali e, persino, col sostegno ad alcuni partiti politici». Il generale Carlo Jean, esperto di strategia militare e di geopolitica, commenta così la notizia arrivata da Washingthon sui finanziamenti di Putin destinati ad alcuni partiti occidentali per accrescerne l'orientamento filo-russo.

Generale, ma, quindi, non la stupisce minimamente questa rivelazione?

«Mi stupisce il fatto che i fondi segnalati siano troppo ridotti perché 300 milioni di dollari dal 14 ad oggi sono niente».

Niente?

«Sì, niente rispetto a quello che le grandi potenze usano per sostenere le proprie ragioni attraverso la disinformazione oppure attraverso i finanziamenti ai partiti, agli uomini politici e ai giornali o social network».

Perché oggi sembra più facile scoprire determinanti flussi di denaro?

«Il controllo dei flussi finanziari è cominciato ad essere più stretto quando è stato esteso al finanziamento del terrorismo di Al Qaeda o Isis che funziona con quantità di denaro molto ridotte e, perciò, deve essere molto capillare. Verosimilmente, le grandi potenze o medie come l'Italia hanno degli infiltrati nel sistema finanziario che informano i servizi segreti su quel che sta capitando. Queste, però, sono notizie che generalmente rimangono solo all'attenzione dei governi».

Passiamo alla guerra. Gli ucraini stanno vincendo?

«Gli ucraini hanno avuto un grande successo. La situazione in Ucraina sul fronte Est e sul fronte Sud sta volgendo a favore degli ucraini, ma vittoria è una parola grossa. Il 20% del territorio è in mano ai russi e quello riconquistato dagli ucraini è il 3-4%».

Com'è stata possibile questa rimonta?

«I russi hanno creduto che lo sforzo principale degli ucraini sarebbe stato verso Kherson, ma, in realtà, una gran quantità di forze di Kiev erano dirette in segreto verso Kharkiv. I russi non se ne sono accorti e sono stati travolti. Il successo tattico degli ucraini è merito degli Himars, i lanciarazzi multipli usati non più per colpire la controbatteria, ma contro le forze avanzate russe che sono dovute scappare. È stata una Caporetto».

Quali sono gli errori della Russia?

«L'errore strategico è stato invadere un Paese di 600mila km e 44 milioni di abitanti con 200mila uomini e una scarsissima fanteria, pensando che gli ucraini non avrebbero combattuto. I primi successi, invece, hanno rafforzato il morale delle forze ucraine consentendo a Zelensky di ordinare la mobilitazione generale».

Ma sono stati utili anche gli aiuti militari dell'Occidente?

«Sono stati determinanti. Ora, l'Occidente ha un dilemma: intensificare questi aiuti, col rischio che Putin ricorra alle armi nucleari, oppure avanzare con una guerra di logoramento, consapevole che il capo del Cremlino non può ordinare la mobilitazione generale».

Perché non può farlo?

«La

Russia di oggi è diversa da quella contadina in cui le famiglie avevano 8 figli: due morivano per la patria e gli altri lavoravano la terra. Putin non chiama la mobilitazione generale per tenere buona l'opinione pubblica».

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