La suggestione Pd: ipotesi Cantone per disarcionare De Luca

Il procuratore capo di Perugia ritenuto competitivo per sfidare pure Cirielli, candidato Fdi della Meloni

La suggestione Pd: ipotesi Cantone per disarcionare De Luca
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Per uscire dall'angolo serve un Cantone sicuro. È partito il corteggiamento Pd al candidato che secondo il Nazareno è l'unico che può avere qualche chance contro il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli - generale di brigata dell'Arma prescelto dal centrodestra per la Campania - ma soprattutto che può convincere il governatore uscente Vincenzo De Luca a farsi da parte. Le grandi manovre per non perdere una delle ultime Regioni rimaste al centrosinistra sono iniziate, a fischiare sono le orecchie di Raffaele Cantone (nella foto).

Il profilo è perfetto: napoletano, profondo conoscitore delle dinamiche criminali, magistrato legittimamente critico rispetto alla riforma della giustizia su trojan, abuso d'ufficio e separazione delle carriere ma al tempo stesso uomo legge e ordine su cui un alleato un po' particolare come Matteo Renzi non potrebbe dire di no, con una riconoscibilità che gli arriva dalle precedenti esperienze alla Procura di Napoli (è lui ad aver catturato i Casalesi), alla Procura nazionale Anticorruzione (su nomina proprio di Renzi) e dal suo attuale scranno in Umbria, dove - almeno fino a pochi giorni fa - il suo nome era legato alle vicende del finanziere Pasquale Striano e al presunto dossieraggio su politici e vip di cui sarebbe protagonista. Un repulisti dentro possibili apparati deviati dello Stato che Cantone si è giustamente intitolato grazie a un'inchiesta che però rischia di perdere (o meglio, ha già praticamente perso, la decisione del Riesame sulla competenza è prevista a fine gennaio) perché la presenza del pm Antimafia Antonio Laudati - presunto suggeritore e capo di Striano - per un'interpretazione della Cassazione ha riportato l'indagine a Roma, là dove tutto è nato con la denuncia del ministro della Difesa Guido Crosetto.

Una sfortuna per le ambizioni di Cantone, classe 1963, una botta di fortuna per chi adesso ha la possibilità di blandirlo con un posto di prestigio nella «sua» regione, dove si tratterebbe di ragionare da «sceriffo» alla De Luca, sul fronte dell'ordine pubblico e della lotta alla camorra. E visto che al Sud i governatori sono come dei Vicerè, se sanno giocarsi bene le carte possono ambire anche a un posto da protagonista nazionale. Una sfida su cui Cantone non ha ancora deciso (il corteggiamento è alle fasi iniziali) ma che potrebbe non lasciarlo indifferente.

Se scendesse in campo sarebbe l'ennesimo magistrato antimafia a buttarsi a sinistra dopo i capi della Dna Franco Roberti, Piero Grasso e Federico Cafiero de Raho (con alterne fortune...), una circostanza che alimenterebbe ancor di più il sospetto che una parte della magistratura sia mossa da intenti politici nelle proprie indagini, prima ancora che dalle evidenze investigative. Non è il caso di Cantone, ovviamente.

Ma non è un caso se la credibilità del sistema giustizia è crollata al 30%, come ricorda spesso Klaus Davi: «Un'istituzione che doveva essere trasversale si è ostinata a rappresentarne solo una parte». E i danni non abbiamo ancora finito di pagarli.

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