Sulle amministrative aleggia il fantasma dell'accordo tra Cinque Stelle e Lega

I grillini negano l'ipotesi di qualsiasi patto. Ma la Raggi: "Chi mi vuole mi vota..."

Sulle amministrative aleggia il fantasma dell'accordo tra Cinque Stelle e Lega

Il "fantasma" di un accordo tra il Movimento 5 Stelle e il Carroccio aleggia sulle elezioni amministrative. E se Matteo Salvini non fa mistero di voler orientare, in caso di esclusione dal ballottaggio, i voti del Carroccio sulle candidate pentastellate di Roma e Torino, da parte dei grillini non si chiudono le porte. Finito il tempo del muro contro muro per accaparrarsi quella parte di elettorato trasversale tra i due schieramenti, Cinque Stelle e Lega Nord si giocano la partita sperando di poter sommare al ballottaggio i voti contro gli avversari.

"Al ballottaggio si vede. Ognuno è libero", dichiara la candidata sindaco di Roma del Movimento, Virginia Raggi. Che sui voti leghisti non si sbilancia: "Io non prendo i voti di nessuno. Chi vorrà ci voterà ma - aggiunge - non andiamo a controllare in cabina elettorale". Salvini dopo aver lodato per giorni sia la Raggi sia Chiara Appendino, candidata pentastellata a Torino, oggi finge di ignorare la questione e sostiene, come da patti, Giorgia Meloni. "Il ballottaggio - pronostica - sarà tra Meloni e Raggi". Ma il Pd non si lascia incantare. "Con i suoi soliti giochi di parole la Raggi continua a flirtare con la Lega", osserva la deputata dem Lorenza Bonaccorsi notando che da parte della candidata romana non arriva "mai un attacco all'indirizzo del segretario leghista. Pur di vincere, la Raggi è pronta ad andare a braccetto con Salvini".

Sulla Raggi pesa un possibile invalidamento delle "comunarie" che l'hanno incoronata candidata. Un annullamento e la ripetizione delle votazioni on line sono infatti stati chiesti al tribunale civile della Capitale da tre attivisti romani espulsi dal Movimento 5 Stelle pochi giorni prima del voto. Si tratta del professor Antonio Caracciolo, escluso perchè accusato di posizioni negazioniste, dell'avvocato Paolo Palleschi e di Roberto Motta. "Abbiamo citato in giudizio il Movimento nella persona di Beppe Grillo", afferma Palleschi che punta molto in alto. "L'effetto più deflagrante - ammette - sarebbe l'annullamento della candidatura della Raggi". I Cinque Stelle non gli danno troppo peso. "Sembra più che altro una ricerca di visibilità strumentale", dicono facendo tuttavia notare che "il promotore dell'iniziativa sia chi fino allo scorso anno era pubblicamente vicino ad altri partiti". Un riferimento che allude ad uno dei tre ricorrenti, Palleschi, per alcuni post favorevoli proprio alle posizioni di Noi con Salvini.

A negare con forza l'esistenza di accordi sono invece i parlamentari pentastellati. "Non c'è nessun accordo - smentisce il deputato torinese, Ivan Della Valle - Salvini vuole salire sul carro dei vincitori". Soprattutto, aggiunge, non c'è alcuna intesa di scambio per dare Roma e Torino al M5S e Bologna e Novara alla Lega. "Noi abbiamo degli ottimi candidati anche dove Salvini conta di poter vincere. Bugani a Bologna e Macarro a Novara sono ottime candidature per vincere".

Nel caso in cui tuttavia il Movimento 5 Stelle non dovesse farcela, "come da statuto e come abbiamo sempre detto", non saranno date indicazioni di voto. "I cittadini - precisa - decideranno in autonomia cosa fare".

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