Il suo calvario di Pasqua. Ha disobbedito ai medici per abbracciare i fedeli

Dimesso dall'ospedale il 23 marzo, ha rifiutato i due mesi di riposo assoluto. Quell'ultimo saluto ai malati

Il suo calvario di Pasqua. Ha disobbedito ai medici per abbracciare i fedeli
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Ha voluto essere presente fino alla fine. E il suo ultimo gesto è stato l'abbraccio al suo popolo, quello che ha sempre amato e che ha voluto incontrare anche nelle ultime ore di vita. Domenica mattina, Francesco ha mostrato tutta la sua sofferenza e tutto il suo coraggio, per impartire la benedizione Urbi et Orbi, una benedizione speciale che spetta solamente al Pontefice. Ha gridato al mondo il suo incessante appello alla pace. E non si è sottratto anche a un giro in papamobile tra i 50mila fedeli presenti in piazza San Pietro. È stato il calvario di Papa Francesco, morto proprio all'indomani della giornata in cui la Chiesa celebra la Resurrezione di Cristo. E a molti, in Vaticano e non solo, non è sembrata affatto una coincidenza.

Dopo il lungo ricovero al Gemelli il 14 febbraio, il Papa era stato dimesso il 23 marzo. E il suo primo gesto era stato recarsi a Santa Maria Maggiore, per pregare e ringraziare la Madonna per la sua salute. Ma qui Francesco ha deciso anche di essere sepolto, nelle grotte sotto la Cappella della Salus Populi Romani. E sicuramente Bergoglio avrà pensato che da quel momento iniziava il suo ultimo tratto terreno.

Forse è anche per questo che nonostante i medici e i suoi più stretti collaboratori avessero consigliato un riposo assoluto di almeno due mesi, e quindi anche una sorta di vita reclusa il Pontefice abbia deciso di contravvenire a queste indicazioni, cercando di farsi presente il più possibile, proprio per essere vicino alla sua gente fino alle ultime ore. Sapeva, Bergoglio, che non sarebbe potuto tornare a fare il Papa come prima. E così ha cercato di fare tutto ciò che desiderava senza lasciare nulla incompiuto.

Il Pontefice argentino ha voluto salutare i malati nel loro Giubileo, il 6 aprile, arrivando sul sagrato di piazza San Pietro, con i naselli dell'ossigeno. Una sorpresa che ha lasciato tutti a bocca aperta, anche gli stessi medici. «Non nasconde la sua fragilità aveva spiegato il professor Alfieri - nel dimostrare che qualche volta ha bisogno, per più tempo, di queste cannule con una bassa dose di ossigeno».

Poi era tornato a Santa Maria Maggiore, dove aveva pregato davanti all'Icona della Salus Populi Romani. E infine, il triduo pasquale, che ora possiamo dire essere stato il Calvario di Francesco. È iniziato giovedì santo, con la visita al carcere di Regina Coeli. L'abbraccio ai detenuti, il colloquio con i giornalisti sarebbe stato l'ultimo le sue poche frasi per dire: «Trascorrerò la Pasqua come posso. Quando vengo in carcere, mi chiedo Perché loro e non io?».

Poi il sabato santo, e una breve visita nella Basilica di San Pietro per pregare prima della Veglia Pasquale. Ma è il giorno di Pasqua l'ultimo coraggioso atto di Francesco. L'affaccio dalla Loggia della Benedizione, le sue ultime parole con un filo di voce: «Cari fratelli e sorelle, Buona Pasqua». Il cerimoniere, monsignor Diego Ravelli, ha letto il discorso preparato per l'occasione, ricordando che viviamo in un mondo «a pezzi». Bergoglio ha sottolineato la tanta «volontà di morte» presente sulla Terra, nei tanti conflitti. Ma ha denunciato anche il «disprezzo» che continua verso «i più deboli, gli emarginati, i migranti». E ha lanciato un nuovo grido di pace: «Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo», la sua implorazione. «L'esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo», ha ribadito rivolgendosi ai politici affinché non cedano «alla logica della paura che chiude». «Non venga mai meno il principio di umanità come cardine del nostro agire quotidiano», ha aggiunto.

Poi il giro tra i fedeli, l'ultimo, tra due ali di folla, a bordo della

papamobile. Una ventina di minuti circa, durante i quali Bergoglio ha salutato bambini e famiglie, senza risparmiarsi, nonostante il vento e il tempo incerto. Forse, il Papa, sapeva che sarebbe stato l'ultimo suo abbraccio.

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