«Non è il momento di un cessate il fuoco permanente, perché può minare i negoziati in corso» per la liberazione degli ostaggi a Gaza. Gli Stati Uniti hanno giustificato così il veto imposto ieri al Consiglio di Sicurezza dell'Onu alla bozza di risoluzione di iniziativa araba per la fine della guerra. Lo stop immediato ai combattimenti «darebbe copertura a Hamas per non rilasciare tutti i rapiti» ha spiegato Washington, il cui veto - insieme a 13 sì e all'astensione del Regno Unito - è stato per la terza volta da inizio guerra decisivo perché la risoluzione non venisse adottata («sconsiderato» per l'ambasciatore palestinese). Eppure non tutto è perduto. Secondo il quotidiano britannico The Guardian, per la prima volta gli Usa hanno proposto al CdS Onu una bozza in cui chiedono sia una tregua che di non procedere con l'offensiva israeliana a Rafah. Si tratterebbe di un «cessate il fuoco temporaneo», da cominciare «appena sarà praticabile». Sempre che gli Stati Uniti si decidano a presentare formalmente il testo e a metterlo ai voti. Servono 9 favorevoli e nessun veto. Ma questa bozza - a differenza di quella bocciata ieri - ricorda le violenze, anche sessuali, commesse da Hamas il 7 ottobre.
Per evitare che altro sangue scorra e per riportare a casa i rapiti, a cui - secondo il Qatar - Hamas avrebbe cominciato a fornire medicinali, l'inviato di Joe Biden, Brett McGurk, consigliere del presidente americano per il Medioriente, sarà oggi in Egitto e in Israele. Finora non ci sono stati progressi nei negoziati, ha ammesso Doha, anche se ieri Hamas ha inviato al Cairo il suo leader politico, Ismail Hanieyh e, secondo l'emittente israeliana Kan, il capo dei miliziani nella Striscia, Yahya Sinwar, avrebbe ripreso a mandare messaggi ai mediatori del gruppo coinvolti nelle trattative dopo due settimane di silenzio. I miliziani hanno avvertito Israele delle conseguenze di un attacco a Rafah, la città nel sud della Striscia, al confine con l'Egitto, che il primo ministro Benjamin Netanyahu vuole colpire, costringendo all'evacuazione un milione e mezzo di palestinesi. «Distruggere Hamas è la cosa più importante», ha spiegato il ministro di estrema destra Smotrich, facendo arrabbiare il collega Gantz, secondo cui è il ritorno dei rapiti l'«imperativo morale» di Israele.
Mentre si lavora a una tregua, ma si combatte sul campo in tutta la Striscia, la situazione peggiore a Gaza. I camion di aiuti sono stati ancora presi d'assalto dai civili palestinesi, colpiti anche da colpi di arma da fuoco di cui non è possibile verificare la matrice. Il Programma alimentare mondiale dell'Onu denuncia «livelli di disperazione senza precedenti» e sospende nuovamente la distribuzione di aiuti nel nord di Gaza per il «caos e la violenza più totale causati dal crollo dell'ordine civile». Secondo il vicedirettore dell'Unicef, Ted Chaiban, il 15% dei bambini gazawi sotto i due anni di età soffre di malnutrizione e se il conflitto non si fermerà subito i morti - già oltre 29mila secondo Hamas - aumenteranno.
Sulla questione, pur riconoscendo il diritto di Israele a difendersi, si è pronunciato ieri anche il principe William, figlio di Re Carlo III del Regno Unito, sostenendo che i morti dal 7 ottobre «sono troppi», che servono più aiuti a Gaza e la fine dei combattimenti «prima possibile».
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