La svolta della Merkel: niente burqa

Il giro di vite dopo la politica dell'accoglienza: «Col velo non si possono integrare»

Francesco Cramer

Roma Nein al burqa. Adesso anche in Germania è giro di vite contro il velo islamico che nasconde il viso delle donne. A scendere in campo è direttamente la cancelliera di ferro Angela Merkel: «È mia opinione che una donna con il velo integrale abbia poche possibilità di integrarsi nella società tedesca», ha detto in un'intervista. Poi ha lasciato la patata bollente al suo ministro degli Interni con una precisa indicazione: «Spetta al ministro Thomas de Maizière trovare il modo di proibirne l'uso davanti ad alcune autorità o in certi luoghi pubblici». Non è certo un divieto totale che sarebbe incostituzionale ma una bella stretta sì. La Germania è nel mirino dell'estremismo islamico e il governo cerca di correre ai ripari anche dietro la pressione di un'opinione pubblica sempre più agitata e spaventata. Il dibattito sul burqua non è nuovo neppure in GermAnia ma adesso sembra proprio arrivare l'altolà al velo integrale per legge. Non assoluto, però; come spiega lo stesso ministro degli Interni de Maizière: «Nella nostra società bisogna andare a carte scoperte. Tuttavia sono contrario a un divieto del velo integrale perché parto dal presupposto che il Tribunale costituzionale lo respingerebbe». Non solo: «Non si può vietare tutto ciò con cui non siamo d'accordo», ha detto. Tuttavia, «Non è accettabile l'uso del velo islamico in luoghi in cui deve essere possibile identificare il viso di una persona, come in diversi uffici dell'amministrazione pubblica». Nel pacchetto di misure in vista di approvazione si pensa di vietarlo anche durante le manifestazioni pubbliche e alla guida di un'automobile. Una soluzione di compromesso perché anche in Germania c'è chi vorrebbe proibirlo del tutto. I più radicali sono i ministri dell'Interno dei Länder appartenenti a Cdu e Csu. Cdu che è proprio il partito della Merkel.

La polemica sul velo islamico è quindi destinata a continuare dopo che dalle spiagge della Costa Azzurra erano partiti i primi divieti al burkini, costumi da bagno per le donne islamiche. Un divieto subito appoggiato anche dal governo centrale francese perché il burkini è «arcaico e incompatibile con i valori della Francia e della Repubblica». Parole del primo ministro francese Manuel Valls. «Ma un conto è il burqa, un conto il burkini», sottolineano in molti. Tra cui monsignor Galantino, segretario della Cei: «Ci vuole buonsenso - ha detto il prelato - è difficile immaginare una donna che una donna che entra in acqua stia realizzando un attentato». Più o meno lo stesso pensiero del ministro degli Interni Alfano: «La mia bussola è il buon senso e il pragmatismo. Dobbiamo essere duri e severi ma non provocatori.

E poi sono stato educato alla Costituzione repubblicana che riconosce la libertà di culto». A punzecchiare però è Gasparri: «Ma siamo così sicuri che le donne che indossino il burkini lo facciano per scelta e non per costrizione?».

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