Svolta tedesca anti migranti Welfare negato agli stranieri

Una proposta di legge al vaglio del parlamento negherà l'accesso ai servizi sociali anche agli europei non residenti in Germania da almeno cinque anni

L e prime avvisaglie risalgono all'agosto del 2014. Un periodo vicino nel tempo ma politicamente un'altra era geologica: allora la Germania cercava di dissuadere i cosiddetti «turisti del welfare» dal trasferirsi sul suo territorio. I cristiano-sociali bavaresi, costola conservatrice del governo di grande coalizione, avevano ottenuto lo stop a benefici del welfare agli stranieri, cittadini europei inclusi, che dopo sei mesi non avessero ancora trovato lavoro.

La novità di questi giorni è molto più consistente e dà il senso di come l'afflusso in Germania di 1,1 milioni di profughi nel corso del 2015 abbia cambiato le carte in tavola: il governo tedesco sta lavorando a un disegno di legge per destituire dei diritti alle prestazione sociali tutti gli stranieri che non abbiano risieduto nella Repubblica federale per almeno cinque anni. E se due anni fa i socialdemocratici avevano subito controvoglia l'iniziativa degli alleati bavaresi, oggi promotrice delle misure anti-stranieri è la stessa ministra del Lavoro Andrea Nahles, targata Spd.

«Dobbiamo difenderci dall'immigrazione all'interno del sistema sociale», aveva spiegato lo scorso dicembre nel corso di un'intervista. A fine 2015 gli arrivi dalla Siria raggiungevano un picco e poiché i richiedenti-asilo sono completamente a carico dello Stato di accoglienza, Nahles stava già pensando a dove tagliare: via dunque i benefici sociali ai cittadini comunitari che non lavorino in Germania o che non abbiamo acquisito diritti all'assistenza avendo lavorato in Germania in passato. A oggi un italiano, un francese o un bulgaro possono richiedere il sussidio di disoccupazione anche dopo aver prestato la propria opera per una ditta tedesca per soli due mesi. A raggiungere il minimo contributivo per la concessione del sussidio concorreranno in questo casi i mesi di servizio prestati nel Paese di origine. Una volta che il ddl Nahles sarà approvato e c'è da aspettarsi che la Cdu di Angela Merkel e la Csu bavarese saranno ben liete di concedere un rapido sì gli stranieri saranno considerati dei parassiti se non avranno maturato un lustro di contributi sul suolo tedesco. Non è un caso che mentre con una mano il governo taglia i benefici ai cittadini Ue, con l'altra cerchi di accelerare l'ingresso di centinaia di migliaia di profughi sul mercato del lavoro: lo Stato ha il diritto di tagliare il sussidio di un «asilante» che abbia trovato occupazione.

La mossa di Nahles risponde poi al bisogno di fare chiarezza in una materia regolata fin qua dalle sentenze. Respingendo il ricorso di una famiglia bosniaca con passaporto svedese che puntava dritta al generoso sussidio «Harz IV» per i disoccupati di lunga durata, nel settembre del 2015 la Corte europea di Giustizia aveva stabilito che la Germania aveva il diritto di rifiutare il sussidio a chi dopo sei mesi non fosse attivamente alla ricerca di lavoro. Lo scorso febbraio lo stesso tribunale europeo ha anche stabilito che i cittadini comunitari non possono aspettarsi di ricevere aiuti sociali per i primi tre mesi dal loro arrivo in Germania: una decisione presa dopo l'appello, respinto, di una famiglia spagnola.

Anche in quell'occasione la ministra Spd disse che tentare di inserirsi nel welfare di un paese per ottenerne benefici quando si arriva da uno

Stato in cui i servizi sociali funzionano, «non è giusto». Da cui la prevista accettata verso un periodo-finestra di cinque anni. Uno di più di quanto proposto nel suo paese dal premier conservatore britannico David Cameron.

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