Joe Biden e Xi Jinping si incontrano per la prima volta di persona nelle vesti di capi di stato per tentare di sciogliere alcuni nodi su dossier cruciali, dalla guerra in Ucraina a Taiwan, dalle relazioni commerciali ai diritti umani.
Nel bilaterale a margine del G20 di Bali, in Indonesia, il leader americano e quello cinese oggi vogliono capire come e se possono allentare le tensioni e fermare l'escalation tra le due potenze, che ha portato le relazioni al livello più basso da quando il presidente Richard Nixon ha dato il via all'apertura con Pechino mezzo secolo fa. Biden spera di individuare «aree di cooperazione», «aree in cui i due Paesi, i presidenti e i loro team possano lavorare in modo cooperativo su questioni sostanziali» spiega il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan. Vuole «cercare di uscire da questo incontro con una migliore comprensione e un modo per gestire responsabilmente questa relazione», precisa. Ricordando poi che durante il vertice Asean con i leader delle nazioni del sud-est asiatico in Cambogia, molti dei quali hanno controversie marittime con il Dragone, Biden ha detto che «gli Stati Uniti sono preparati per una forte concorrenza con la Cina, ma non cercano il conflitto, non cercano il confronto». E anzi tutti, compresi Washington e Pechino, dovrebbero seguire «regole consolidate» anche sulla libertà di navigazione e «astenersi dall'uso di intimidazioni, coercizione o aggressione». L'inquilino della Casa Bianca, da parte sua, dopo la notizia della vittoria dei democratici in Nevada, che ha consegnato il controllo del Senato al suo partito, afferma che con l'esito delle elezioni di metà mandato si avvia a incontrare Xi (che ha appena ottenuto il terzo mandato alla guida del Partito Comunista Cinese) «più forte» politicamente. «Avremo un confronto diretto, lo abbiamo sempre avuto» prosegue, riaffermando di aver trascorso più tempo con lui che con qualsiasi altro leader mondiale, ma avvertendo anche che ci sono limiti diplomatici. «Dobbiamo solo capire dove sono le linee rosse e quali sono le cose più importanti per ognuno di noi nei prossimi due anni» ribadisce. I presidenti si conoscono da più di un decennio, quando Biden era il numero due di Barack Obama, e hanno parlato al telefono cinque volte negli ultimi 18 mesi, ma il faccia a faccia di oggi è il primo nel loro ruolo attuale. Secondo gli osservatori, è probabile che Biden spinga la Cina a fare di più per frenare le ambizioni nucleari della Corea del Nord e a impegnarsi per obiettivi più ambiziosi sul clima, dopo che ad agosto Pechino ha sospeso i colloqui sull'ambiente con gli Stati Uniti in seguito alla visita a Taiwan della speaker della Camera, Nancy Pelosi. Taipei e' sicuramente uno dei temi caldi al centro dell'incontro, e poi ci sono le questioni commerciali, inclusi i nuovi controlli sulle esportazioni statunitensi che mirano a frenare la capacità della Cina di ottenere chip avanzati e produrre semiconduttori per applicazioni militari. Quindi c'è il rapporto di Pechino con Mosca, rimasto saldo anche dopo la guerra della Russia in Ucraina: Colin Kahl, sottosegretario alla Difesa Usa, ha affermato la scorsa settimana che i leader cinesi sono stati «molto più disposti a segnalare che si sta avvicinando a un'alleanza piuttosto che a una semplice collaborazione superficiale». Biden, al contrario, ha detto di non credere «che la Cina abbia molto rispetto per la Russia o per Putin». «Questo è in un certo senso il primo vertice delle superpotenze della versione 2.0 della Guerra Fredda - ha sottolineato invece Evan S.
Medeiros, docente della Georgetown University e principale consigliere del presidente Obama per gli affari di Asia e Pacifico - I leader discuteranno, anche implicitamente, i termini di una convivenza tra la competizione o lasceranno che vi sia una rivalità sfrenata?».
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