La Bce assomiglia ai ciechi di Baudelaire, quelli con lo sguardo sempre rivolto al cielo. Anche gli occhi dell'Eurotower non puntano i selciati, a indicare la mancanza di percezione di ciò che li circonda. Una visione ristretta, monoculare, focalizzata solo sull'inflazione, ha portato ieri la banca centrale di Francoforte ad alzare i tassi di un altro mezzo punto, collocando così quello di riferimento al 3,50%. Faccia ancora feroce, e 350 punti di rincaro del costo del denaro in poco più di otto mesi. Derubricate a rumore di fondo le turbolenze finanziarie che stanno squassando il settore bancario dopo il crac di Silicon Valley Bank, la crisi della First Republic e le difficoltà in cui versa un gigante come Credit Suisse, si tira dritto come se nulla fosse accaduto.
Eppure un cambio di rotta, con un aggiustamento limitato a un quarto di punto, era considerato da molti auspicabile per tranquillizzare i mercati e dar respiro a quelle banche che, come affermato davanti all'Ecofin dal vice presidente della Bce, Luis de Guindos, potrebbero essere vulnerabili all'ennesimo inasprimento del costo del denaro. Un'ammissione stridente rispetto alla vulgata ufficiale dell'istituto, secondo cui il settore bancario dell'area dell'euro è dotato di buona capacità di tenuta, con solide posizioni di capitale e liquidità e molto, molto più forte del 2008, ha sottolineato in conferenza stampa la presidente, Christine Lagarde.
Qualora se ne avvertisse l'esigenza, ci sono tutti gli strumenti necessari per fornire liquidità a sostegno del sistema finanziario di Eurolandia. Abbiamo dimostrato in passato - ha aggiunto l'ex capa dell'Fmi - che la Bce può essere creativa se ci fosse una crisi di liquidità, ma non la vediamo attualmente.
Peccato che, a volte, la colla non basti a rimettere insieme i cocci di un vaso rotto. E che gli errori, tipo gli strafalcioni dell'era Trichet, tra i maggiori responsabili della crisi del debito sovrano, si paghino a caro prezzo. Le crisi non sono mai esattamente le stesse - ha ribattuto la numero uno dell'Eurotower - ma l'architettura del nostro sistema, il quadro in cui operano e la supervisione sono stati tutti migliorati. Quindi siamo attenti alla storia e a quanto avvenuto in passato, ma fiduciosi circa la decisione presa.
In ogni caso, l'ennesimo inasprimento indica quanto fosse del tutto accademico l'esercizio che ha visto i mercati scervellarsi per giorni sull'entità della stretta. In realtà, tutto era già scritto, prestabilito. Il solito copione, il solito refrain puntualmente riproposti. Non potrebbe essere diversamente. Oggi la Bce è una casta dove regnano i falchi e dove vengono soverchiate e silenziate le tre-quattro le voci che sempre più flebilmente suggeriscono prudenza, tra cui quella dell'italiano Fabio Panetta (l'unico in questa tornata ad avere diritto di voto). Ovviamente il più sensibile alle ricadute sul nostro debito pubblico, ora che la Bce ha anche smesso di comprare bond sovrani e accarezza l'idea tedesca di inasprire il quantitative tightening .
È vero, Francoforte ha tolto dal comunicato ogni riferimento a futuri rialzi dei tassi, dando quindi l'impressione che le prossime decisioni saranno saldamente ancorate ai dati. Ma le nuove stime sull'inflazione, vista al 5,3% a fine dicembre, al 2,9% nel 2024 e al 2,1% nel 2025, lasciano margini nulli quest'anno non solo per un ammorbidimento della politica monetaria, ma anche per strette più contenute. Lagarde riconosce soltanto qualche miglioramento sul fronte dell'inflazione core, ma non sufficiente a cambiare registro. E poiché la nostra determinazione a riportare l'inflazione al 2% è assolutamente intatta, in assenza di disastri (non certo auspicabili), la Bce caricherà quindi ancora a testa bassa il 4 maggio, data della prossima riunione, il muro dell'inflazione con un giro di vite dello 0,50%.
Convinta com'è che non ci saranno ripercussioni sulla crescita, attesa a fine anno all'1% e all'1,6% sia nel 2024, sia nel 2025. Se non ci fosse di mezzo il carovita, Euroland sarebbe il migliore dei mondi possibili agli occhi ciechi della Bce.
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