La tentazione di Salvini: creare un nuovo partito

Il piano del leader leghista: un contenitore alternativo a quello di Parisi per azzurri scettici e ultra federalisti

La tentazione di Salvini: creare un nuovo partito

La tentazione di Salvini: partorire una nuova «cosa», lanciando di fatto un'opa su Forza Italia; e accelerare su un contenitore nazionale del centrodestra per fare il regista e il capo di una federazione del centrodestra.

Inizialmente si pensava che l'occasione giusta per annunciare la sua strategia sarebbe stata questo week end, al raduno di Pontida. In fondo dal «sacro prato» sono sempre partiti i grandi progetti del Carroccio. Poi, la frenata: è probabile che Salvini voglia aspettare di capire meglio come potrebbe cambiare l'Italicum, se cambierà. La legge elettorale, col premio di maggioranza alla lista ovvero alla coalizione è ovviamente dirimente.

Che cosa dirà il leader della Lega resta top secret ma gli spifferi da ambienti leghisti parlano anche di un piano B di Salvini. Il quale non ha mai nascosto di ambire alla leadership del centrodestra nazionale ma il problema è come arrivarci. Un'ipotesi in campo potrebbe essere quella di lanciare un progetto politico nuovo cambiando pelle a «Noi con Salvini», costola sudista della Lega che però al centro e al sud non ha sfondato alle ultime amministrative. Salvini potrebbe così cambiare nome e simbolo di questa creatura e dire più o meno così: «Il soggetto c'è, è vivo, ed è ora che cammini con le sue gambe; trovi un suo leader e venga a braccetto con la Lega in un nuovo contenitore di centrodestra».

Questa mossa potrebbe essere funzionale sotto due aspetti. Il primo: attrarre tutto quel mondo berlusconiano che non si fida di Parisi, temendone una svolta centrista o, peggio, nazarenica. E la nuova «cosa», o il nuovo corso leghista, sarà dichiaratamente alternativo al Pd e marcatamente federalista. L'idea è quella di rilanciare con forza le tre macroregioni di cui parlava Gianfranco Miglio. Bocciare qualsiasi tentazione nazarenica e riesumare il federalismo vuole togliere acqua al mulino di Parisi (che parla infatti di macroregioni) e attrarre i berlusconiani scettici sull'ex manager. Non a caso proprio a Pontida si farà vedere il governatore della Liguria Giovanni Toti che da tempo tesse la tela assieme ai colleghi governatori Luca Zaia e Roberto Maroni. Ancora non si capisce che farà Parisi ma se i mal di pancia di molti azzurri dovessero proseguire, la «cosa» salviniana potrebbe rappresentare per loro una nuova casa.

Il secondo aspetto è tutto intra-leghista: nel Carroccio è in atto uno scontro tra gli ortodossi padani (ossia gli storici militanti del Nord) e i fautori della linea nazionale. Lanciando la «cosa», più federalista, Salvini potrebbe così rassicurare anche quelli della linea filo-nordista che si sentono orfani dei vecchi slogan alla «Padania libera» e «Roma ladrona». Il passaggio è delicato perché il leader guida un Carroccio tutt'altro che unito.

Il governatore della Lombardia è una spina nel fianco di Salvini e, nell'eterno dualismo tra Lega di lotta e Lega di governo, Salvini rappresenta la prima e Maroni la seconda. Bobo, di recente, non ha lesinato critiche al suo leader pure sulla linea politica di fondo. Per esempio gli contesta di inseguire la Le Pen che è centralista e nazionalista mentre la Lega dev'essere federalista. Risultato: Marion Le Pen, che inizialmente doveva essere l'ospite d'onore di Pontida, diserterà il raduno; ufficialmente per degli impegni in Francia. Sarà. Di fatto un punto a favore di Maroni, scettico sulla linea troppo populista del Carroccio ma soprattutto convinto che la Lega da sola non potrà mai vincere e che sarà necessario trovare la quadra con lo storico alleato di Forza Italia. Fino ad oggi, però, i messaggi di Salvini restano smaccatamente antieuropeisti: «La Lega è pronta ad allearsi con quei partiti, movimenti alternativi alla sinistra, che abbiano come priorità lo sganciamento dalla gabbia europea», ha detto giusto ieri.

Ovviamente se la questione euro sì-euro no sarà dirimente sulle future alleanze, sarà difficile non arrivare a un ricongelamento dei rapporti con Forza Italia. Con relativa riconsiderazione dei piani di egemonia salviniana sull'intera coalizione di centrodestra.

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