Giù le mani dai fragili Guerrieri: se ce li portano via non tornano più

Le opere create da Fidia rischiano la fine degli emigranti: tanto lavoro e nostalgia del mare

Giù le mani dai fragili Guerrieri: se ce li portano via non tornano più

Ogni volta che si parla della sconsiderata idea di spostare i Bronzi di Riace dal Museo nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria mi sento in colpa. Nell'estate del 1998 ero un cronista del settimanale che avevo contribuito a fondare, Le Calabrie , mandato dal mio direttore Franco Albanese a intervistare la sovrintendente regionale ai Beni culturali Elena Lattanzi. La sua colpa fu quella di lasciarmi da solo nel suo ufficio per cinque minuti, giusto il tempo perché io trovassi un carteggio tra la Sovrintendenza e il ministero dei Beni culturali guidato allora da Giovanna Melandri con il quale il Mibac finanziava la «clonazione» dei Bronzi da spedire ad Atene entro il 2004. Era stata persino costituita una commissione e predisposto un bando di gara europeo. L'opinione pubblica reggina insorse, e non se ne fece nulla. L'ipotesi rispuntò fuori nel 2004 e nel 2009 (Silvio Berlusconi le avrebbe volute al G8 alla Maddalena). Oggi quel mattacchione di Vittorio Sgarbi li vorrebbe a Expo 2015 in cambio di due Caravaggio in prestito, ma anche lui sa che è impossibile. Le statue sono fragilissime e se lasciano Reggio rischiano di non tornare più, come molti calabresi. Chissà se Sgarbi si accontenterebbe di un clone. E già, perché nel frattempo due o tre copie delle statue sono spuntate qua e là. Quelle realizzate da un privato in una fonderia di Verona sono in mano alla Provincia di Reggio. Una delle due statue realizzate nel 2004 dallo scultore reatino Dino Morsari è a Ito in Giappone, un'altra è a Tebe. Posto perfetto, visto che secondo gli esperti le due statue realizzate pare dallo scultore Fidia tra il 460 e il 450 avanti Cristo e ritrovate il 16 agosto del 1972 dal sub amatoriale Stefano Mariottini farebbero parte di un gruppo di 15 statue raffiguranti la (disastrosa) missione partita dalla città di Argo e conosciuta come La battaglia dei Sette contro Tebe . Il Bronzo A sarebbe Tideo, feroce eroe dell'Etolia, figlio di Ares e protetto dalla dea Atena. L'altro bronzo (detto anche «Il vecchio») sarebbe invece Anfiarao, il profeta guerriero che profetizzò la propria morte sotto le mura di Tebe.

Ora, sinceramente non credo che a Tebe o a Ito ci sia una fila pazzesca per vedere i Bronzi. Certo, nel 1980 il presidente della Repubblica Sandro Pertini le volle al Quirinale ma quando tornarono a Reggio, secondo le cronache di allora, sullo Stretto si precipitarono un milione di persone in due anni. Che oggi non li veda nessuno è una balla, siamo a una media di centomila visite l'anno.

Ne meritano di più? Verissimo. Colpa di chi governa la Calabria, che non ci ha mai puntato a dovere. A Milano i due Bronzi farebbero la fine degli emigrati calabresi: avrebbero tante visite e tanto lavoro ma sognerebbero il mare. Perché accanirsi?

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