Il Terzo polo è già fuso. Calenda al Colle da solo. Renzi parte per l'estero

Dopo le polemiche con il Pd sulle poltrone, gli alleati giocano ormai su due tavoli

Il Terzo polo è già fuso. Calenda al Colle da solo. Renzi parte per l'estero

«Ma quale gelo tra me e Renzi? É proprio destituito di ogni fondamento», dice Carlo Calenda. «Ci sentiamo tutti i giorni. È incredibile che si facciano deduzioni sulla delegazione».

Dal Terzo Polo si liquidano così le voci di «dissapori» tra i due leader, «gonfiate ad arte dal Pd», accusano, dopo l'annuncio che la delegazione che salirà al Quirinale per le consultazioni sarà composta da Carlo Calenda, dalla ex ministra renziana Teresa Bellanova e dai due capigruppo eletti ieri: il calendiano Matteo Richetti alla Camera e Raffaella Paita di Italia viva al Senato. Una divisione dei compiti ovvia, spiega il senatore renziano Ivan Scalfarotto: «Abbiamo deciso insieme, dall'inizio della campagna elettorale, che il 'frontman' sarebbe stato Calenda. In che veste Renzi avrebbe dovuto partecipare alle consultazioni? Mica fanno come i due carabinieri che si marcano a vicenda». Tanto più che l'ex premier, si spiega, nei prossimi giorni ha una serie di impegni all'estero, e - incassata l'ennesima clamorosa assoluzione giudiziaria, questa volta per i suoi genitori - sarà in viaggio. Ma «interverrà in aula quando ci sarà il dibattito sulla fiducia - spiega Scalfarotto - Il Terzo Polo procede spedito: a novembre ci sarà la formalizzazione della federazione e andiamo rapidamente verso il partito unico».

Non che tutto fili liscio tra i due leader della formazione riformista, entrambi caratterialmente accentratori e ingombranti: Renzi, abilissimo nelle manovre politiche e parlamentari, è pronto a giocare le sue partite quando ci saranno i margini per farlo (ad esempio nella scelta dei presidenti delle commissioni di garanzia, come il Copasir e la Vigilanza Rai, dove il voto si giocherà su margini molto ristretti e la maggioranza potrebbe dividersi). Mentre Calenda sta attento a non lasciare margini di ambiguità nei rapporti col centrodestra: «Non siamo disponibili» a far parte della maggioranza di governo nel caso in cui la destra rompesse, ha spiegato due sere fa intervenendo a «Che Tempo che fa». «Diciamo no così come abbiamo detto no ai Cinque Stelle». Quanto a Renzi, «bisogna chiederlo a Renzi, ma per noi è no».

Insieme, però, i due denunciano l'inciucio tra Pd e grillini di Giuseppe Conte per spartirsi le cariche istituzionali che spettano all'opposizione, e escludere gli ingombranti terzopolisti dalla partita. Mentre il segretario dem accusa il Terzo Polo di «provocazioni e attacchi insopportabili: sembra che il campo dell'opposizione si debba ridurre a cosa dicono loro di noi. È una cosa francamente insostenibile». La replica di Calenda è secca: «Nessun attacco insopportabile, Enrico.

Ma la constatazione che avete raggiunto accordo con il M5S per spartirvi le vicepresidenze. Amen. Per quanto ci riguarda ti abbiamo mandato un piano sulla riduzione delle bollette proponendo di discuterne insieme. Aspettiamo risposta».

«Pd e M5S si prendono tutto. Ci resterà solo un segretario d'aula alla Camera perché lo impone il regolamento - attacca un big renziano - Dicono che è una questione di numeri, ma nella scorsa legislatura Fdi ha avuto il vicepresidente col 4%». Ma «la legislatura è lunga, ci saranno altre nomine e restituiremo il favore».

Ed è appunto sulle presidenze di Copasir e Vigilanza Rai che renziani e calendiani potrebbero tornare in ballo, tagliando la strada a Pd e 5S. In casa dem non nascondono la preoccupazione: «Lì non c'è il voto dell'aula ma di una commissione di 10 persone», e bastano un voto o due a cambiare le cose.

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