La saga del commissario Domenico Arcuri comincia ad avere un certo fascino romanzesco. Il fascino è nella capacità di un uomo di resistere davanti al fallimento dei suoi piani. Arcuri non è perfetto. Non indovina tutte le mosse. Non trova l'idea laterale che risolve l'emergenza. Non è il Mr. Wolf di Pulp fiction. È umano. È l'antieroe che ti ricorda che la realtà è più difficile della fantasia e lui ci mette del suo per complicarla. Promette le mascherine e poi si perde nel rintracciarle e se la prede con i «liberali da divano». Il suo approccio non è simpatico e questa è l'invenzione degli sceneggiatori che finisce per spiazzare il pubblico.
La via più facile era immaginarlo come una sorta di Willy il Coyote che inventa milioni di piani per catturare Bip Bip, strategie sempre più fantasiose, ingegnose, arabeschi di ingegneria dinamica che finiscono con lo stesso finale: la faccia spiaccicata contro il muro.
Arcuri non è però Willy. Non si sbatte all'infinito per realizzare il suo scopo. È questa iperbole della sconfitta che te lo rende simpatico. Il Coyote è una sorta di Giobbe biblico, Arcuri è un maestro dell'attesa, non si danna, perché si rifiuta di dare conto all'insoddisfazione perenne degli italiani.
È così che si è conquistato un posto in prima fila nella fase buia del corona virus, quando negli ospedali le mascherine erano pezzi rari, da riutilizzare e sanificare come si poteva. L'impresa non era facile: «Abbiamo attraversato un'emergenza non paragonabile alle altre vissute dal dopoguerra a oggi. Nessuno, nel mondo, aveva un manuale per le istruzioni. L'Italia era disarmata, non produceva i due beni più ricercati: mascherine e respiratori».
È rimasto a gestire anche la fase due, quella del si ritorna a uscire, sempre in coppia con il premier Conte. Ora nell'immaginario del pubblico il commissario Arcuri non gode di buona fama. L'aver fissato un prezzo politico per le mascherine per molti è stato un errore da matita blu. Fatto sta che Arcuri è diventato un personaggio impopolare. Il colpo di scena è che la sua avventura non finisce qui. Il governo, con il decreto Semplificazioni, dice che Arcuri si occuperà pure della riapertura delle scuole. Stupore e doppio stupore. Sarà lui a rifornire di mascherine, gel, apparecchiature, arredi, banchi, sedie e tutto quello che può servire a insegnanti e studenti. Non solo: gestirà gli appalti per mettere in sicurezza gli edifici. Gli italiani stanno affidando a lui il futuro dei loro figli.
Il commissario Arcuri si avventura in un'altra impresa epica.
Non si è ancora capito bene in questa storia il ruolo che avrà Lucia Azzolina, ministro dell'Istruzione, protagonista anche lei nella stagione del corona virus. È stata commissariata? Di fatto un po' si. Se ne dispiace? Forse almeno lei si sente rassicurata.Il governo Conte ha una passione per la fiction. La realtà, purtroppo, continuano ad affrontarla a occhi chiusi.
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