New York - «Mio fratello? Una persona normale, anzi normalissima. Non aveva mai avuto problemi con la giustizia, non aveva precedenti. Mai un arresto; era astemio: non beveva, non fumava, non usava droga e neppure era un appassionato di armi. Aveva un paio di fucili da caccia, ma raramente andava a caccia. La sua passione era volare». Erik Paddock, il fratello minore del killer di Las Vegas è incredulo e stupito, in una improvvisata conferenza stampa organizzata fuori dalla sua bella villetta di Las Vegas ripete che il suo Stephen era «just a guy», un tipo normale della porta accanto.
«È come se un'asteroide mi avesse colpito dal cielo, Stephen non era neanche un appassionato di armi, non aveva mai posseduto dei fucili automatici. Ripeto, aveva un paio di fucili da caccia regolarmente denunciati. Non ha senso ciò che ha fatto. È fuori dal suo carattere di persona tranquilla e riservata», ha ripetuto il fratello Erik.
«Mi ha chiamato giorni fa, a casa, per sapere come stava nostra madre di 90 anni, che vive con me - ha aggiunto Erik -. È un mistero nel mistero per miei familiari. Stephen non ha mai dato segni di squilibrio, aveva anche la licenza da pilota che viene data soltanto a persone sane fisicamente e mentalmente».
Come ha confermato l'Fbi e la polizia di Las Vegas, il killer aveva solo qualche multa per eccesso di velocità, mai un precedente, mai un problema con la giustizia. Non aveva figli, si era separato dalla moglie 10 anni fa senza drammi. Ha lavorato per più di 30 anni come commercialista e negli anni Novanta era impiegato come revisore dei conti per l'industria aeronautica Lockheed Martin, dove aveva acquisito la passione di guidare piccoli aerei da turismo. Possedeva due Cessna. Il killer non ha nessun account su Facebook e altri social network. La sua unica foto è quella che vede nell'account Facebook della sua fidanzata, una elegante signora filippina di 62 anni, Marilou Danley, in vacanza in Australia, la quale è stata rintracciata dall'Fbi e invitata a fare ritorno a Las Vegas per aiutare gli inquirenti nelle indagini. Come è noto, il killer non aveva nessun affiliazione politica o religiosa, non faceva parte di nessuna organizzazione neonazista o di suprematisti bianchi. Un mistero assoluto. Era in pensione da 5 anni, dopo aver lavorato come revisore dei conti per uno dei casinò di Las Vegas, amava il poker e si era ritirato nella cittadina di Mesquite che dista 120 chilometri dalla capitale del vizio. Il killer viveva in una villetta con due camere da letto ubicata all'interno di un campo da golf.
Un particolare incredibile di questa storia assurda è che il padre del killer, Patrick Benjamin Paddock, negli anni Sessanta e Settanta fu un rapinatore di banche che si guadagnò la prima pagina di numerosi giornali americani. Ma non ammazzò o ferì mai nessuno. Nel 1969 fu nella lista dei «Ten most wanted» dell'Fbi, perché mise a segno anche un paio di evasioni rocambolesche da due diversi carceri di massima sicurezza.
Soltanto nel 1978 fu catturato in un villaggio di montagna dell'Oregon, mentre si godeva una pensione dorata sotto falso nome con il bottino di una ventina di rapine messe a segno in gioventù. Ma i due fratelli, Erik e Stephen il killer, non lo hanno mai conosciuto.
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