Trump insiste sui brogli. Il pressing per la "resa"

La resa di Donald Trump è ancora lontana. Il presidente americano uscente torna a scaricare la frustrazione e la rabbia sul green del campo da golf in Virginia

Trump insiste sui brogli. Il pressing per la "resa"

La resa di Donald Trump è ancora lontana. Il presidente americano uscente torna a scaricare la frustrazione e la rabbia sul green del campo da golf in Virginia, mentre si prepara a dare inizio, oggi, alla battaglia legale per cercare di dimostrare l'esistenza di brogli e frodi elettorali e tentare l'impresa di capovolgere l'esito del voto.

All'indomani del discorso della vittoria del rivale democratico Joe Biden, il tycoon torna su Twitter per ribadire i suoi dubbi: «Riteniamo che queste persone siano dei ladri. È stata un'elezione rubata. I migliori sondaggisti in Gran Bretagna hanno scritto questa mattina che questa è stata chiaramente un'elezione rubata, che è impossibile che Biden abbia superato Obama in alcuni Stati». «Dove importava hanno rubato quello che avevano da rubare», prosegue citando il repubblicano Newt Gingrich, ex speaker della Camera ai tempi di Bill Clinton. «Abbiamo una tradizione di problemi elettorali in questo paese», sottolinea ancora Trump. «In Pennsylvania c'è un ordine della Corte Suprema per la separazione» dei voti ricevuti dopo l'Election Day. «Si tratta di un grande numero di schede - dice - Quando si parla di problemi di sistema si fa riferimento a come le schede vengono autenticate, un problema di questo tipo potrebbe avere un effetto sull'intera elezione». «71 milioni di voti legali. La cifra più alta di sempre per un presidente in carica», torna poi a ribadire, e in una nota promette: «Non mi fermerò finché il popolo americano non avrà il conteggio dei voti onesti che merita e che la democrazia richiede».

Il team di super-avvocati del presidente, nel frattempo, sta raccogliendo prove dei presunti brogli e da oggi inizierà a presentarle. Le eventuali controversie sul voto per posta, il riconteggio, le cause nei tribunali e il possibile ricorso alla Corte Suprema devono essere concluse entro l'8 dicembre. Lo scopo è impedire agli stati di certificare la vittoria di Biden prima della riunione, il 14 dicembre, del collegio elettorale, che dovrebbe eleggere formalmente il presidente. Se questo dovesse avvenire, sarebbe la Camera a nominare il nuovo Comandante in Capo, non in base alla maggioranza dei seggi (che è dei democratici), ma del voto delle delegazioni statali, dove sono i repubblicani ad avere la guida. Non è detto, però, che i membri del Grand Old Party siano disponibili a sovvertire il risultato emerso dalle urne.

Secondo quanto rivelato da alcune fonti alla Cnn, si intensifica dietro le quinte il pressing di Jared Kushner su Trump per convincerlo ad accettare la sconfitta e concedere pubblicamente la vittoria a Biden. Il genero e consigliere del presidente avrebbe parlato con lui in queste ultime ore dopo le prime reazioni di totale chiusura da parte del Commander in Chief, che ha dichiarato «tutt'altro che finite le elezioni». E l'abitazione nella capitale Washington di Kushner e Ivanka Trump, due figure chiave dell'amministrazione uscente, è finita nel mirino dei manifestanti: «È stato licenziato», «vattene a casa», urlavano davanti alla residenza nel quartiere di Kalorama. Sempre secondo l'emittente di Atlanta, anche la first lady Melania starebbe cercando di convincere il marito ad accettare la sconfitta. La moglie di Donald, comunque, ha rotto il silenzio post-elettorale scrivendo su Twitter che «gli americani meritano elezioni giuste. Ogni voto legale, non illegale, deve essere contato. Dobbiamo proteggere la nostra democrazia con una completa trasparenza».

Mentre nelle ore scorse la vice responsabile della campagna di Biden e Kamala Harris, Kate Bedingfield, fa sapere che non c'è stata alcuna comunicazione finora tra il presidente eletto e Trump o tra i rappresentanti delle due campagne dopo la notizia ufficiale della vittoria.

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