
«Abbiamo deciso, i dazi contro la Ue saranno al 25% e riguarderanno le auto e altre cose. Amo i Paesi europei, ma l'Unione Europea è stata creata per fregare gli Stati Uniti, possono tentare una rappresaglia, ma non avrà successo». Donald Trump ha sganciato il siluro dall'altra parte dell'Atlantico nel tardo pomeriggio di ieri. Senza specificare quali saranno «le altre cose», quelle «other things» su cui verranno applicate le nuove tasse. La decisione verrà annunciata a breve, ha spiegato Trump alla stampa in occasione del primo Consiglio dei ministri del suo governo. Ma non ha dato altri dettagli su quali saranno i prodotti europei a finire nel mirino.
«È un'ora buia», ha commentato in serata il Presidente di Confindustria Emanuele Orsini, sottolineando che si tratta di «un cambio di paradigma, inaspettato e incredibile quello che arriva dagli Stati Uniti. La minaccia non è quella di un impatto solo sulle dinamiche commerciali. La verità è ben più drammatica: qui si rischia la tenuta economica e sociale di molti stati dell'Unione e dell'Unione stessa». Per il leader degli industriali «quello che arriva dalla leadership americana è un attacco alle imprese e al lavoro europei. Il vero obiettivo è la deindustrializzazione del nostro continente, e quindi dei suoi livelli occupazionali». Servono «misure straordinarie per un momento straordinario». Alla luce delle notizie che vengono da Washington, «l'Europa deve cambiare marcia: il tempo è finito, i provvedimenti che sono stati annunciati a Bruxelles non bastano», ha aggiunto Orsini. Intanto, le cancellerie europee tremano per gli effetti del nuovo ordine mondiale con cui la presidenza Usa punta a scardinare la cooperazione multilaterale. Ci saranno costi più elevati per gli esportatori, volumi commerciali ridotti e una potenziale inflazione che colpirebbe in particolare settori come quello automobilistico e siderurgico. L'impatto per tutti gli Stati membri della Ue sarà economico ma diventerà anche politico se un singolo Paese dovesse negoziare, e ricevere, un trattamento differenziato dalla Casa Bianca attraverso accordi bilaterali. In questo caso si spaccherebbe l'Europa che già è rallentata da contrasti strategici, come si è visto sul fronte dei finanziamenti per la Difesa. Secondo il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, la guerra dei dazi avrà anche ricadute sulla politica monetaria della Bce. L'annuncio di Trump ha già diviso il G20. Al vertice di Città del Capo è lampante la spaccatura del principale luogo di confronto globale fra le economie avanzate e i Paesi emergenti. Basta vedere le assenze per capire che la discordia è ai massimi e che il dossier della «coercizione economica» è nelle mani dei capi di governo. Assente il segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent, rimasto a Washington come la scorsa settimana aveva fatto il segretario di Stato Marco Rubio per «non sprecare soldi dei contribuenti o coccolare l'antiamericanismo». Assente anche Valdis Dombrovskis, commissario Ue agli Affari economici. Assenti i ministri di Cina, Giappone, India, Brasile, Messico, Canada.
Questi ultimi due Paesi sono alle prese con i dazi Usa del 20% in arrivo il prossimo 2 aprile.
Nel frattempo, Trump ha anche ordinato al Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti un'indagine sulle importazioni di rame per ricostruire la produzione statunitense di un metallo fondamentale per i veicoli elettrici, l'hardware militare, la rete elettrica e molti beni di consumo (in questo caso, però, i Paesi più colpiti da eventuali nuove tariffe sul metallo rosso sarebbero Cile, Canada e Messico). «Reagiremo fermamente», dice Bruxelles. La dem Elly Schlein attacca: «Da Trump guerra commerciale a Ue, Meloni dica da che parte sta».
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