Tutti pazzi a sinistra per il listone unico con gli ex forzisti. Renzi: meglio soli

Letta e Calenda corteggiano Brunetta, Gelmini e Carfagna. Il leader Iv resta fuori

Tutti pazzi a sinistra per il listone unico con gli ex forzisti. Renzi: meglio soli

Enrico Letta sceglie il nome, Renato Brunetta ne scolpisce il pantheon, Mara Carfagna e Mariastella Gelmini si candidano al ruolo di «madrine». A sinistra tutti pazzi per il listone. L'operazione ammucchiata è scattata. Lo studio di Lucia Annunziata battezza l'armata Brancaleone della sinistra che dovrà accogliere e «mascherare» i transfughi di Fi, bersagliati fino a ieri dall'intellighenzia radical e promossi oggi statisti repubblicani. Negli studi dell'Annunziata (Mezz'ora in più) sfilano prima il segretario del Pd Enrico Letta e poi il ministro Renato Brunetta. Davanti agli occhi della giornalista si registra il primo punto di contatto tra i due. Letta annuncia il nome del listone, che archivierà il Pd: «Chiameremo la nostra lista aperta Democratici e progressisti e avrà al centro l'agenda sociale che vogliamo portare avanti. Sarà una lista aperta, espansiva, di cui ho parlato con Roberto Speranza, coi socialisti, coi cattolici di Demos, e che vorrei fosse guidata da 100 mila volontari». L'annuncio è seguito però dal primo paletto: «La rottura dai 5 Stelle in queste elezioni è irreversibile, lo abbiamo detto, lo avevo detto prima. Avevo detto a Conte se prendete una decisione di questo tipo questa sarà la conseguenza e siamo lineari con questa scelta». No a Conte e porte aperte a Di Maio e Brunetta: «Sono pronto a parlare anche con altri, ma no alla logica dei veti».

Con Renzi la trattativa procede a rilento. Il leader di Italia Viva, tentato dalla corsa solitaria con la lista R, anticipa la Leopolda dall'1 al 3 settembre. E avverte: «Tanti delusi dal Pd ci guardano con speranza». Il suo staff sta studiando i collegi e sarebbero pronti tanti candidati competitivi. Ai suoi dice: «Se Letta pensa di fare una coalizione dalla Gelmini alla sinistra più estrema e si permette di mettere il veto su di noi, buona fortuna...». In questa fase la comunicazione tra Letta e Renzi non è interrotta. Ma il rottamatore non accetterebbe un bagno di sangue pur di andare in coalizione. E dunque tiene aperta le porta con Calenda che però sembra virare sul Pd. Ipotesi che non va giù al neoacquisto Andrea Cangini.

Nello studio di Annunziata Letta fornisce l'assist, Brunetta va in gol: «Lavoro a una unione repubblicana che abbia l'agenda Draghi come base. I destinatari sono tutti quelli che ci stanno, Calenda, Renzi, Toti, Bonino, Letta, il mio amico Speranza. Io vorrei che si mettessero assieme, per difendere questo paese dal sovranismo, dall'estremismo», rilancia il ministro della Funzione pubblica. Nel pantheon di Brunetta c'è Don Luigi Sturzo. Il ministro rievoca, infatti, l'appello del fondatore del Partito popolare ai «liberi e forti». Poi il ministro si commuove, lasciandosi andare a uno sfogo: «È una vita che io vengo violentato per la mia altezza, bassezza. Mi dicono tappo o nano. E ho sofferto su questo e continuo a soffrire, non mi è passata ma ho le spalle larghe e poi nella mia vita ho fatto varie cose: il professore universitario, l'europarlamentare, due volte il ministro. Ho scritto libri, ho fatto tante cose, ma essere violentato su questo, guarda, non per me, ho le spalle larghe, ma per tutti quei bambini e quelle bambine». Al leader del suo ex partito manda un messaggio: «Voglio bene a Berlusconi ma con lui si è rotto qualcosa». Nell'unione repubblicana di Brunetta dovrebbero trovare posto anche Gelmini e Carfagna.

Giovanni Toti sale a bordo: «Caro Renato, ti ho visto in tv. Chapeau. Sei un gigante».

Resta da sciogliere il nodo su Calenda. Il leader di Azione corteggia le due madrine: «Gelmini e Carfagna? Spero tanto che scelgano noi». Per poi riportarle nel listone di Letta.

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