
Una lista nera di soli quattro comuni e in cima ecco Courmayeur, una delle grandi mete del turismo tricolore. Sembra incredibile ma ieri dalla Corte di giustizia dell'Unione europea arriva una pessima notizia: l'Italia viene condannata, con tanto di sanzione pecuniaria, perché Courmayeur e tre «agglomerati» siciliani, Castellammare del Golfo, Cinisi e Terrasini, non si sono ancora allacciati ai depuratori. Non c'è ancora, come nota puntigliosamente la Corte, la raccolta e il trattamento delle acque reflue. Insomma, quel che finisce nelle fogne si disperde poi nell'ambiente con conseguente inquinamento.
L'Italia pagherà dunque una penale forfettaria di 10 milioni più 13 milioni e 687.500 euro per ogni semestre di ritardo nell'adempimento della direttiva comunitaria. La domanda è: quando il nostro Paese si metterà finalmente in regola? Anche perché c'era già stata una sentenza di condanna nel 2014. Allora gli agglomerati, come vengono chiamati a Bruxelles, non in regola erano 41, poi si è scesi ma non del tutto. Trappeto, sempre in Sicilia, si è smarcata giusto in tempo per l'udienza del 13 novembre 2024, quando la Commissione ha perso la pazienza e ha rimesso in moto con un ricorso i giudici di Lussemburgo.
«Purtroppo un'inondazione, tre anni fa, ha stravolto il cronoprogramma, ma ora posso annunciare che anche noi ci siamo adeguati», replica da Courmayeur Roberto Rota, il primo cittadino in carica da quattro anni. E allora perché è arrivata la multa? «Esiste già da tempo un depuratore - spiega Rota - cui i cinque comuni della zona si sono progressivamente allacciati. Courmayeur era ormai pronta, ma tre anni fa il disastro della natura ci ha portato via un chilometro e mezzo di tubature e abbiamo dovuto ricostruire le opere appena finite. Però nel 2024 la connessione è stata infine completata, a beneficio dei 2700 abitanti e dei venti, venticinquemila turisti che arrivano in inverno, nel periodo di maggior richiamo».
Insomma, ci siamo o quasi. Terminato l'allacciamento, scatta un periodo finestra di sei mesi, che serve per fare analisi e verificare il corretto funzionamento del sistema.
«Ecco - riprende Rota, espressione di una lista civica - siamo in questa fase. Anche se le opere non sono di competenza del Comune ma della Comunità montana per conto della Regione. In ogni caso, fra poche settimane la svolta virtuosa verrà riconosciuta dalle autorità italiane e comunitarie. Io credo che questo problema, trascinatosi per molto tempo, sia ormai arrivato alla conclusione». Speriamo sia proprio così e che al più presto le quattro «pecore nere» tolgano l'Italia dall'imbarazzo e non costringano il nostro paese a versare un obolo. Denaro che potrebbe e dovrebbe essere speso per altre priorità.
Resta il fatto che l'Italia è in grande affanno, a più di vent'anni dalla scadenza dei termini per il recepimento della direttiva comunitaria che dichiarava guerra a una delle forme più clamorose di avvelenamento del territorio.
Ancora di più stupisce la maglia nera - in compagnia dei tre soci siciliani - di Courmayeur, una delle destinazioni più scintillanti e modaiole del turismo vip. Il borgo, ai piedi del maestoso massiccio del Bianco, viene sempre associato alle bellezze di una natura incomparabile.
Tutto vero, ma qualcosa da nascondere sotto il tappeto di una comunità attenta ai valori della sostenibilità c'era e c'è ancora. E tocca all'Europa bacchettarci, chiedendoci per l'ennesima volta di rispettare finalmente le regole più elementari della convivenza civile.
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