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Ue per il salario minimo. Ma il Sud è senza lavoro

Nel Mezzogiorno più disoccupati "cronici" che in tutta la Germania. Anche la Cgil in testacoda

Ue per il salario minimo. Ma il Sud è senza lavoro

Mentre l'Europa pensa al salario minimo, i dati di Eurostat fotografano qual è la vera emergenza per l'Italia: al Sud ci sono più disoccupati di lunga durata che in Germania. Nel 2021, escluse le Isole, c'erano oltre 501mila persone tra i 15 e i 74 anni alla ricerca di lavoro da oltre un anno. Ed è un dato più elevato di quello relativo all'intera Germania, che invece ne ha «solo» 497mila. Nel nostro Paese, a livello complessivo, i disoccupati di lunga durata nel 2021 erano 1 milione e 364mila, in aumento rispetto al dato del 2020 che si fermava a 1,2 milioni. Ed è a questo che bisognerebbe fare riferimento, quando si pensa di introdurre un salario minimo che, se troppo alto, rischia di andare a infoltire il lavoro nero e senza tutele. Potrebbe perfino costituire un ostacolo all'ingresso al mondo del lavoro per disoccupati di lungo corso a basso livello di istruzione (in 639mila hanno al massimo la licenza media).

Ieri, il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, è tornato a parlare di taglio del cuneo fiscale. Dal Festival dell'Economia di Trento ha detto: «I redditi sotto i 35mila euro stanno soffrendo. Allora dobbiamo intervenire in modo serio. E non è con i 200 euro una tantum che si risolve il problema». Per Bonomi «è opportuno abbassare il costo del lavoro» e «mettere i soldi in tasca agli italiani. E questo è strutturale, le risorse ci sono». Poi prosegue la polemica a distanza con il ministro del Lavoro, Andrea Orlando: «Le nostre proposte sono chiare», ha aggiunto Bonomi, invece le «proposte del ministro Orlando non le ho ancora sentite».

E sul salario minimo Bonomi ha detto di non essere «né contrario né favorevole», proponendo al governo di sedersi a un tavolo per ragionare «su un modello vero».

Cisl e Uil hanno già espresso alcuni dubbi sul salario minimo e indicato la necessità di intervenire sul costo del lavoro.

Il leader della Cgil, Maurizio Landini, invece ha una posizione più netta e sostiene che il salario minimo «serve». Il suo è un dietrofront rispetto a quanto scriveva nel 2018 Fulvio Fammoni, presidente della Fondazione Di Vittorio, l'istituto nazionale della Cgil per la ricerca storica, economica, sociale e della formazione sindacale. Allora Fammoni definiva il salario minimo «una risposta sbagliata». Durante l'esperienza di governo giallorossa, il Movimento 5 Stelle aveva depositato un ddl per portare il salario minimo orario a 9 euro lorde. Alle mire di Pd e M5S sembra essere in arrivo un assist dall'Europa. Infatti, questa sera a Strasburgo andrà in scena il negoziato tra le istituzioni Ue per arrivare a una direttiva comunitaria, che di fatto andrebbe a imporre il salario minimo anche all'Italia.

Per Fammoni, però, il nostro è «uno dei paesi in Europa con la più alta copertura dei salari dei lavoratori attraverso i contratti nazionali di lavoro». Infatti, si legge nell'articolo, vanta una copertura dei Ccnl - se si escludono somministrati, marittimi e forze armate - di oltre il 90%. Dato che è stato ribadito un paio di giorni fa anche da Luigi Sbarra, segretario della Cisl.

Sempre nello stesso articolo Fammoni riportava che il livello medio dei salari orari in Italia era 9,4 euro, quindi già quattro anni fa il nostro Paese aveva paghe superiori ai 9 euro per oltre il 90% dei lavoratori. Ragione per cui per la Fondazione Di Vittorio «non si ravviserebbe la necessità di un salario minimo legale, bensì di un'ulteriore estensione della copertura contrattuale».

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