Un'altra strage a Nablus. Hamas: "Pazienza al limite"

Blitz dell'esercito in Cisgiordania: 10 morti e oltre 100 feriti. Adesso Netanyahu teme la vendetta

Un'altra strage a Nablus. Hamas: "Pazienza al limite"

Israele si prepara alla vendetta che verrà, forse a un attacco di missili da Gaza, dopo che ieri in un micidiale scontro a fuoco a Nablus, nel territorio della Autonomia Palestinese, sono stati uccisi dieci palestinesi e un centinaio sono stati feriti: si seguita a non volerla chiamare Intifada, e a rifiutare l'idea che le grandi operazioni dell'esercito siano una nuova operazione Muro di Difesa, durissima, dopo quei tre anni dal 2001 al 2003 che avevano lasciato sul terreno quasi duemila civili ebrei stroncò il terrorismo. Ma invece l'emergenza è evidente e la determinazione alta: a Nablus si è assistito a una operazione da parte dell'Idf, l'esercito israeliano, contro un nido di ricercati, leader della Jihad Islamica e dell'ormai famoso gruppo del West Bank e Gerusalemme detto «Fossa dei leoni»: quasi tutti loro i 31 morti ebrei e i 130 feriti degli attacchi a fuoco, col coltello o con le auto in corsa, dell'anno scorso, e i già 11 morti di quest'anno, fra cui quella dei due bambini Yakov Poleg di 6 anni e del suo fratello Shlomo di 8 il 10 febbraio. Lupi falsamente solitari, esaltati dall'epos collettivo dello Shahid.

I soldati israeliani, sempre secondo le fonti ufficiali, puntavano all'arresto della cellula di tre terroristi responsabili dell'assassinio del soldato Ido Baruch, ucciso l'11 ottobre sparandogli da un veicolo. Intorno al rifugio dei tre si è sviluppato un duro scontro a fuoco. Pochi giorni prima di Baruch anche una soldatessa di 18 anni era stata uccisa. Alcuni giorni avanti, il 26 gennaio, un'altra dura operazione dell'Idf che ha lasciato sul terreno 9 terroristi palestinesi è stata seguita da un attacco che ha ucciso 7 israeliani che a Gerusalemme uscivano dal Tempio. Il giorno dopo un padre e un figlio nella stessa situazione venivano feriti. Dall'inizio dell'anno sono stati uccisi in scontri a fuoco con l'Idf 49 palestinesi. Centinaia di attacchi terroristici progettati sono stati fermati. E la vicenda appare su tre palcoscenici: Gaza, dove Hamas e la Jihad Islamica, la cui ambizione e le cui armi sono vanto dell'Iran, hanno già promesso vendetta e certo preparano i missili. La preminenza di Gaza è in discussione, ma è indispensabile all'epos palestinese che vede nei «martiri» la sua bandiera: il sostegno attivo di Fatah, che rivendica sempre gli attacchi e paga stipendi ai terroristi, spinge adesso Hamas a recuperare. Vedremo se aspetterà Ramadan il 22 marzo.

Il secondo palcoscenico è quello in cui con i documenti israeliani, da Gerusalemme si intrecciano le gesta di aggressione a quelle provenienti dalle cittadine palestinesi. La tv e le scuole che insegnano a dare armi ai bambini (è stato adesso denunciato all'Onu) creano intrecci che entusiasmano i nemici lontani, come l'Iran. Israele cerca un nuovo piano d'azione per bloccare l'odio che non vuole chiamare Intifada, e che invece si entusiasma degli attacchi come delle notizie dell'arricchimento dell'uranio iraniano all'84%. Nei giorni scorsi, e questo è il terzo scenario, si è parlato di un dialogo segreto fra le leadership israeliana e palestinese: Netanyahu ha bloccato le costruzioni nel West Bank e limiterà le visite al Monte del Tempio, ovvero alla Spianata delle Moschee, nei giorni di Ramadan.

Accordi, ma poi Abu Mazen ha spinto a una ennesima condanna del consiglio di sicurezza dell'Onu sulla questione dei territori. Gli attacchi vengono così motivati dall'idea che Israele è agitata all'interno per i suoi guai politici e all'esterno dalla disapprovazione mondiale. Mentre l'Iran prepara qualcosa.

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