Simonetta Matone, ex magistrato e capogruppo della Lega in Campidoglio è candidata a Roma per la Camera.
Di giustizia si parla poco in questa campagna elettorale ma Berlusconi la riporta in primo piano. È tutto fermo al 12 giugno, dopo il flop dei referendum?
«Berlusconi è stato la prima vittima del sistema giudiziario, se non ne parla lui ... Io ho partecipato alla campagna per i referendum, alla luce del caso Palamara che ha aperto uno squarcio su una realtà a noi ben nota. Il suo libro andrebbe studiato nelle scuole per spiegare come non amministrare la giustizia. Io non ho mai avuto il suo numero né lui il mio. Ho avuto incarichi in governi politici e tecnici senza passare per le correnti, solo per chiamata diretta, con Vassalli, Nitto Palma, Severino, Cancellieri. Purtroppo tutto questo fa dimenticare che la stragrande maggioranza dei magistrati sgobba, non fa politica e sacrifica la vita privata. Io sto dalla loro parte».
Come si impedisce l'intreccio politica-magistratura?
«Affrontando i problemi con serenità non con toni esasperati, perché il fine ultimo è tutelare i cittadini. L'approccio ideologico impedisce di trovare soluzioni. La commistione politica-giustizia c'è quando si abolisce il merito e si sostituisce con l'intrallazzo».
A settembre si eleggerà il nuovo Csm, la riforma Cartabia cambierà le cose?
«È necessario modificare il sistema di accesso al Csm con il sorteggio tra chi ha inequivocabili caratteristiche. Purtroppo, la riforma non ha avuto il coraggio di farlo e ha introdotto correttivi minimi. Dobbiamo lavorare perché il successivo Csm sia eletto diversamente e garantire ai vertici degli uffici giudiziari dei manager capaci di organizzare il lavoro, non lottizzati dalle correnti».
Che pensa della separazione delle carriere?
«Sono favorevole, ma è propria dei sistemi anglosassoni dove il pm è sganciato dal resto dell'ordine giudiziario mentre noi abbiamo un sistema misto con percorsi diversi tra giudici e pm ma con l'unicità delle carriere. Il vero problema è rompere l'asse scellerato tra procure e stampa, che crea la cassa di risonanza per certe inchieste, operazioni di killeraggio raccontate da Palamara».
Se si interviene sull'informazione si grida al bavaglio.
«Macché, una stampa veramente libera non si fa usare dai pm per colpire questo o quello per motivi estranei alla giustizia».
Tempi dei processi: le riforme Cartabia su penale e civile serviranno?
«I tempi sono scandalosi, spero che con i fondi del Pnrr si riescano a velocizzare. Delle riforme è scontenta gran parte degli avvocati e dei magistrati, perché vanno coinvolti gli operatori di giustizia più dei professori universitari. La teoria serve a poco se non si ha l'esperienza di tribunali e uffici».
Berlusconi propone l'inappellabilità delle assoluzioni di primo e secondo grado.
«Dobbiamo ragionare perché il problema è complesso. Serve uno strumento deflattivo e i filtri per l'ammissibilità dei ricorsi in Cassazione possono servire. Certo, una doppia sentenza conforme di assoluzione potrebbe evitare il terzo grado. Io da un anno sono uscita dalla Procura generale della Corte d'appello di Roma, dove avevamo 46 mila fascicoli pendenti. Vuol dire una depenalizzazione di fatto. Credo che vada potenziato il concordato in appello, che cerca l'accordo con la parte su una pena. Io ero la regina di questo strumento meraviglioso, ma altri lo usano poco o niente, molti Pg non lo amano, c'è un'eccessiva discrezionalità».
Della politica penitenziaria sia parla poco...
«Invece è fondamentale. C'è tanto da fare nei tribunali di sorveglianza, per recuperare ritardi enormi ai danni di chi sta in carcere».
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