Nei loro confronti il pm Giancarlo Avenati Bassi si mostrò garantista: anche se si erano fatti rimborsare cene cui mai avevano partecipato, se avevano inviato a spese della Regione amici in gita a Tel Aviv, se avevano dispensato con fondi pubblici decine di bottiglie di Prosecco. Avenati Bassi, lo stesso pm torinese che chiese per Angelo Burzi, morto suicida a Natale, e per gli altri imputati vip di centrodestra le condanne poi annullate dalla Cassazione, per altri consiglieri regionali chiese invece l'assoluzione: e, sebbene con qualche fatica, la ottenne. Piccolo dettaglio: nel manipolo degli assolti, insieme a tre esponenti del centrodestra, c'era il Gotha della sinistra piemontese. Esponenti di Sel, di Sinistra Europea e del Pd: compresi due che hanno fatto carriera, e oggi siedono in Parlamento.
La prima volta che la Procura aveva chiesto il proscioglimento dei nove si era scontrata col rifiuto del giudice preliminare Roberto Ruscello, che aveva ordinato invece il processo. Avenati Bassi obbedisce, chiede il processo, e poi lì, davanti a un altro giudice, chiede di nuovo l'assoluzione. E stavolta la ottiene. Il 15 gennaio 2015 vengono assolti in blocco. Con una sentenza che si potrebbe applicare pari pari allo scomparso Burzi e agli altri condannati insieme a lui: perché il giudice scrive che distinguere tra spese istituzionali, di partito e personali è spesso arduo, «il terreno diventa scivoloso», «la questione è tuttora aperta», «il quadro normativo è confuso». Per cui alla fine manca il «profilo soggettivo»: ovvero la consapevolezza di commettere un reato.
Se la cavano così il vicepresidente Pd del consiglio regionale Aldo Reschigna e l'attuale deputato Stefano Lepri: che avevano messo in nota spese, tra l'altro, quasi 5mila euro di panettoni, dolciumi e buoni benzina nonché il viaggio per una manifestazione di partito. Stessa sorte per Monica Cerutti, unica consigliere di Sel e assessore, nonostante i diecimila euro di ristoranti e i duemila di alberghi anche per «terzi estranei al gruppo»: tra i beneficiati, con un viaggio in Tunisia, c'è anche tale Marco Furfaro; quando era scoppiato il caso, la Artesio aveva spiegato che Furfaro era un collaboratore del gruppo: peccato che abitasse a Roma. Assoluzione anche per Eleonora Artesio di Sinistra Europea, che aveva mandato a Tel Aviv un non meglio precisato Guido Crovesio. Assoluzione anche per Davide Gariglio, anche lui oggi deputato piddino, nonostante 950 euro spesi in fiori e bollicine: trenta bottiglie di Bellavista Cuveè.
Sono spese, come si vede, non dissimili da quelle che in tutta Italia hanno fatto finire sotto processo interi consigli regionali.
Ma in questo caso il giudice riconosce che «l'attività politica è governata da ampissima discrezionalità, in grado massimo: addirittura da libertà»; che «il tipo di spesa non può non trovare limiti alla sua sindacabilità». E alla fine il giudice li assolve perché la loro spiegazione «risulta coerente con l'impegno politico e la storia personale di ciascuno».Ma anche Angelo Burzi era una brava persona.
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