Viaggio nel popolo del Sì "I giudici non pagano mai"

Tra i militanti dei gazebo leghisti in vista del voto: "Gli errori giudiziari travolgono la vita"

Viaggio nel popolo del Sì "I giudici non pagano mai"

«Chi sbaglia paga». È scritto sugli adesivi, sulle borse per la spesa, e soprattutto nel vissuto degli elettori, leghisti e del centrodestra: «I giudici - dicono un po' tutti - sono gli unici che non pagano mai».

In piazza Marconi ad Abbiategrasso, davanti al Municipio si è riunito un gruppetto di militanti. Donatella garantisce che Matteo Salvini, alla battaglia per la giustizia giusta, ci crede davvero: «Ci sono imprenditori e cittadini - racconta la dirigente locale del partito - che sono incappati nella giustizia e ci sono rimasti imbottigliati per anni». Il referendum sulla responsabilità civile dei giudici è stato cassato, ma l'idea è che lo strapotere delle toghe debba essere limitato e responsabilizzato. Al tavolo si avvicina Luigi, candidato alle Comunali, e racconta la sua storia. Stava guidando di ritorno da Genova e un'auto l'ha fatto volare giù da un viadotto. «Sono salvo per miracolo - dice - Avevo 30 anni e un figlio piccolo e di me dicevano: Chèst chì al camina più. Quel tizio al volante aveva bevuto e chissà cos'altro. Otto anni per definire la cosa nel processo civile e alla fine ho avuto un risarcimento che non è bastato neanche a pagare la macchina. Fiducia nella giustizia? Glielo dico in abbiatese: Mì gha l'hoo no». Lo scrive in un post-it, e assicura che quello è «l'idem sentire» della gente.

È il penultimo fine settimana di campagna referendaria, prima del voto del 12 giugno sui 5 quesiti promossi da Partito Radicale e Carroccio. I leghisti hanno aperto i loro gazebo in mille piazze e nel prossimo week-and faranno il bis. Intanto si mobilitano anche «Più Europa» e Azione di Carlo Calenda. La Lega solo in Lombardia è in 500 piazze. Ad Abbiategrasso come in molti altri centri ci sarà il «traino» delle Comunali. Ma l'astensione preoccupa. Aldo è un militante leghista da anni, ma viene dal Psi e ricorda la campagna degli anni Ottanta, sull'onda del caso Tortora. «Per portare la gente a votare - dice - abbiamo affisso i manifesti in tutti i Comuni, anche dove non si vota, e lasciamo i volantini nelle cassette». Francesco, assessore comunale, spiega che la giustizia lenta e inefficiente è un problema per l'economia, e fa scappare gli investimenti proprio come la burocrazia farraginosa. «Qui sono venuti a firmare anche elettori di sinistra, di Iv - raccontano - e poi ci sono i comitati del Sì degli avvocati».

Nella vicina Magenta ci si prepara alla rievocazione della battaglia risorgimentale. Ma prima ancora, la battaglia sarà quella per il sindaco, e per il «Sì». Il candidato del centrodestra, Luca Del Gobbo, non ha dubbi. «Voto convinto perché il tema giustizia non è più rinviabile». Grande fermento in piazza Liberazione. Arriva per un saluto il coordinatore lombardo della Lega Fabrizio Cecchetti: «In due mesi estivi avevamo raccolto 800mila firme - ricorda - la gente è molto interessata, ma purtroppo non è informata. Gli errori giudiziari costano, l'Italia è al 120° posto su 190 Paesi al mondo. E la vita delle persone viene travolta. Persone normali, oltre che politici trattati come mostri». Un elettore confessa: «Grazie al cielo niente problemi col mio lavoro», ma poi cita le peripezie del divorzio, e quelle per una multa davanti al giudice di pace.

Chi sta sul territorio, poi, sa quanto è difficile arruolare amministratori in gamba: «Nei paesi a volte non si riesce a trovare persone che si candidino - spiega la consigliera regionale Silvia Scurati - Pensano che sia una follia. Ma chi te lo fa fare, perché sanno che si va incontro a qualche grana, poi l'assoluzione finisce in una breve».

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