La vittima di pedofilia imbarazza il Vaticano: "La Curia non collabora"

Marie Collins, abusata da un prete quando era bimba, lascia la commissione voluta dal Papa

La vittima di pedofilia imbarazza il Vaticano: "La Curia non collabora"

Roma - La Quaresima è iniziata in Vaticano con un nuovo terremoto. Questa volta riguarda lo scottante dossier della pedofilia nel clero. Cade un'altra pedina della Commissione per la tutela dei minori voluta da Papa Francesco nel 2014: si è dimessa ieri, con un annuncio choc, Marie Collins, irlandese, vittima da bambina di un sacerdote pedofilo, e colonna portante della commissione anti-pedofilia creata da Bergoglio. Il motivo delle dimissioni? «La resistenza di alcuni membri della curia vaticana a collaborare» con la commissione guidata dal cardinale Sean O'Malley, arcivescovo di Boston. E soprattutto per la «vergognosa mancanza di cooperazione da parte del dicastero coinvolto più da vicino nell'affrontare i casi di abuso», afferma Collins in chiaro riferimento alla Congregazione per la dottrina della fede, l'ex Sant'Uffizio guidato dal cardinale Mueller, uno dei firmatari della lettera indirizzata al Papa contenente dubbi sulla «Amoris Laetitia».

La lettera di Marie Collins arriva come un macigno e porta a galla gli scontri e le resistenze nella curia di Papa Francesco. Le dimissioni della Collins arrivano a un anno di distanza da un altro caso simile. Il britannico Peter Saunders, membro della stessa commissione, se n'era andato sbattendo la porta. Anch'egli era stato vittima, da minorenne, di abusi sessuali. Si era dimesso dopo aver denunciato il «disprezzo» per il cardinale australiano George Pell, tuttora prefetto della Segreteria per l'Economia, accusato di aver coperto in Australia sacerdoti pedofili. «Pell si sta prendendo gioco della commissione contro gli abusi, del Papa stesso aveva sottolineato Saunders - ma soprattutto di tutte le vittime e dei sopravvissuti. In Vaticano credono che il problema degli abusi sia alle spalle ma quanto sta avvenendo dimostra che non è affatto così».

«Da quando la commissione ha iniziato i suoi lavori a marzo 2014 scrive Collins in un comunicato sono stata impressionata dall'impegno dei miei colleghi e dal genuino desiderio di Papa Francesco di avere assistenza nell'affrontare il tema degli abusi sessuali del clero. Credo che costituire la commissione e coinvolgere esperti esterni per consigliarlo su cosa fosse necessario per rendere più sicuri i minori sia stata una mossa sincera».

Tuttavia, sottolinea la Collins, «vi sono stati costanti ostacoli. Ciò è stata la causa diretta della resistenza da alcuni membri della Curia vaticana al lavoro della commissione». «Alla fine dell'anno scorso - aggiunge la donna - una semplice raccomandazione, approvata da Papa Francesco, è andata a questo dicastero per un piccolo cambiamento di procedura nel contesto della cura delle vittime e dei sopravvissuti. Al tempo stesso è stata rifiutata anche una richiesta di cooperazione su un tema fondamentale del lavoro della commissione in merito alla salvaguardia. Mentre penso che la commissione riuscirà a superare questa resistenza, per quanto mi riguarda è la goccia che fa traboccare il vaso».

In una nota diffusa dalla sala stampa della Santa Sede, il cardinale O'Malley ha espresso ringraziamenti alla Collins «per gli straordinari contributi che ha portato come membro fondatore della commissione», assicurando che la stessa commissione «ascolterà attentamente tutto quello che Marie desidera condividere con noi sulle sue preoccupazioni».

L'arcivescovo di Boston, che dovette affrontare la situazione lasciatagli dal suo predecessore, il cardinale Bernard Law, al centro delle indagini del Boston Globe e del film «Il caso Spotlight», ha ringraziato Marie Collins anche per avere accettato di continuare a lavorare in un ruolo educativo. «Le nostre preghiere rimangono per Marie e per tutte le vittime e i sopravvissuti agli abusi sessuali», ha assicurato il porporato. Ma intanto anche gli ostacoli permangono.

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