La vittoria deformata a sinistra

Chiamale se vuoi, narrazioni. Quelle in cui alcuni sono più bravi di altri, anche perché si avvalgono di giornali, tv, web, ma così bravi da non vincere mai, o quasi, le elezioni

La vittoria deformata a sinistra

Chiamale se vuoi, narrazioni. Quelle in cui alcuni sono più bravi di altri, anche perché si avvalgono di giornali, tv, web, ma così bravi da non vincere mai, o quasi, le elezioni. Il mainstream di sinistra in queste ore anziché concentrarsi sull'analisi politica della sconfitta, nasconde i propri difetti per narrare una vittoria, quella del centrodestra, che sembra la più rovinosa delle sconfitte.

Tanto per cominciare gli effetti sul governo, via libera alla resa dei conti con Berlusconi mandato in pensione, di fatto, da Tajani braccio armato della Meloni. Salvini ha salvato il posto in Lombardia ma deve stare buono buono se vuole sopravvivere. Insomma un masochistico armageddon tra alleati che pure insieme hanno vinto in sei mesi politiche e regionali pesanti, Lazio e Lombardia. Semmai è vero il contrario, la legislatura si blinda per cinque anni e ha ora la solidità per mettere mano alla riforme di cui ha bisogno il paese. Se la matematica non è una opinione, Forza Italia e Lega hanno retto nelle urne senza nessun tragico travaso in Fratelli d'Italia, secondo la narrazione di sinistra pre-elettorale, puntualmente smentita. Che poi in una coalizione ci siano anime, correnti e battaglie, è inevitabile, anche in una famiglia di successo succede. Da qui a descrivere Rocca, neo governatore del Lazio, già amleticamente arrovellato sul problematico assessorato alla sanità ce ne corre. Fategli almeno godere un attimo dell'abbraccio pubblico del presunto rivale Rampelli. Anziché sparare sulla Croce rossa (di cui Rocca è stato Presidente) converrebbe guardare al disastro degli ultimi mesi, dalla campagna elettorale basata sulla demonizzazione e fascistizzazione della Meloni, alle alleanze demenziali e incrociate tra grillini e Pd alle regionali.

A proposito di Pd, la potenziale nuova segretaria Schlein ha detto che in cima alla sua agenda ci sono legge Zan e Ius soli. Messaggio recapitato alle periferie che non votano. A proposito, c'è chi ha parlato di vittoria della destra per abbandono di elettori (Il Fatto), però attenzione, l'astensionismo è un grande tema democratico oltretutto bipartisan, ma se chi va a votare sceglie qualcuno non si deve parlare di non legittimità.

Ci ha pensato comunque Calenda a rispolverare il vecchio slogan del popolo che sbaglia quando non ci sceglie. Gli elettori non hanno sempre ragione, ha detto. Invece gli elettori sono sempre lo specchio della verità, basta guardacisi dentro.

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