C'è l'accordo europeo sul tetto al prezzo del gas. Contraria solo l'Ungheria di Orban (nella foto). L'Italia esulta e Putin è furente. «Un'altra missione impossibile è compiuta», ha detto Jozef Sikela, ministro dell'Industria ceco, il Paese che ha la presidenza di turno dell'Ue.
Dopo otto mesi di riunioni concluse con fumate nere, ieri è arrivata la svolta. Nell'ennesimo Consiglio Affari Energia (vi partecipano i 27 ministri competenti), è stato trovato l'accordo politico sul price cap a 180 euro a megawattora. L'intesa è stata raggiunta dai ministri europei dell'Energia a maggioranza molto ampia, ma non all'unanimità: c'è il voto favorevole della Germania che, dopo lunghe trattative, ha dato la sua approvazione; manca invece quello dell'Ungheria, contraria a qualsiasi compromesso proposto; mentre Austria e Olanda si sono astenuti.
«Il Consiglio Energia ha approvato il tetto al prezzo del gas. È la vittoria dei cittadini italiani ed europei che chiedono sicurezza energetica. È la vittoria dell'Italia che ha creduto e lavorato per raggiungere questo accordo». Così ha scritto in un tweet il ministro per l'Ambiente e la sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, che guidava la delegazione italiana. Mentre la premier Giorgia Meloni, incontrando i media a Roma, oltre a ringraziare il lavoro «preparatorio» fatto dal governo Draghi, ha parlare di «una vittoria costruita con molta pazienza. Una battaglia sulla quale l'Italia è andata avanti con determinazione. Sono molto soddisfatta». Ed è vero che il risultato di ieri è stato possibile dopo le forti pressioni di un gruppo di oltre 15 Paesi guidati da Italia, Grecia e Belgio perché la Commissione portasse avanti la proposta del price cap. Tutta un'altra musica quella arrivata da Mosca, che ha giudicato «inaccettabile» l'accordo: il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov ha definito l'intesa una «distorsione del mercato», minacciando la «reazione» russa.
Sulla base dell'intesa raggiunta il price cap al gas entrerà in vigore il 15 febbraio prossimo. A quanto si apprende da fonti europee il differenziale del prezzo al Ttf con gli indici di riferimento globali viene fissato, come previsto nell'ultima proposta della presidenza ceca, a 35 euro. I giorni necessari - in cui il prezzo deve superare i 180 euro a megawattora - perché scatti il meccanismo di correzione restano quelli ipotizzati: tre giorni. Inoltre «la Commissione europea può, se appropriato, proporre modifiche» al regolamento sul price cap «per includere i derivati negoziati sui mercati non regolamentati, o per rivedere gli elementi presi in considerazione per il prezzo di riferimento» del gas. Sugli effetti del price cap sui prezzi del gas, bisognerà aspettare le reazioni del mercato: per Stefano Besseghini, presidente dell'Arera, l'agenzia pubblica che fissa le tariffe dell'energia, invita a «valutare gli effetti che si determineranno nel medio periodo. Certamente in qualche maniera gli scambi verranno mitigati». Per Besseghini, 180 euro al megawattora «rimane un prezzo alto rispetto a quello industriale. Un prezzo deve inevitabilmente confrontarsi con i mercati internazionali, con il Gnl, ci sono tutta una serie di parametri.
Trovare un equilibrio non era facile. Vediamo quale sarà l'evoluzione».Scarso entusiasmo anche dal presidente di Assolombarda, Alessandro Spada. Sul price cap è «positivo che ci sia stato un accordo, ma il prezzo rimane molto alto per le imprese».
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