Il Ponte sullo Stretto non s'ha da fare perché ostacolerebbe il passaggio delle cicogne. È questa l'ultima folle accusa messa nero su bianco in un dossier sottoscritto da Wwf, Kyoto Club e Lipu contro la mega infrastruttura pianificata dal ministro Matteo Salvini per unire Sicilia e Calabria. Ambientalisti e animalisti si uniscono per dare l'assalto alla più importante opera pubblica mai realizzata in Italia. Mentre il Parlamento dà il via libera definitivo al decreto Ponte, che avvia l'iter per la costruzione dell'opera, le associazioni ambientaliste affiliano le armi con un lungo e corposo esposto che punta a boicottare la costruzione del ponte.
Il vicepremier Salvini non arretra: «È un'opera green che abbatte l'inquinamento in mare e incentiva il trasporto su ferro». A comporre l'atto d'accusa contro il ponte sono docenti universitari e attivisti. Un fascicolo zeppo di luoghi comuni frutto della furia ideologica green e fake news già smontate dal ministero. Però la chicca del dossier è la parte sulle cicogne che avranno vita breve con il Ponte. «La zona nella quale sorgerebbe il ponte è considerata uno dei punti di concentrazione (bottle-neck) della migrazione dei rapaci diurni e delle cicogne più importanti del Paleartico occidentale», si legge nel dossier. E dunque, continuano gli ambientalisti, «la creazione di una barriera trasversale, qual è il ponte, alla migrazione e la distruzione di aree di sosta e alimentazione contrasterebbe nettamente con la responsabilità di conservazione degli uccelli migratori. Lo Stretto di Messina è un'area cruciale per la migrazione afro-euroasiatica in cui transitano centinaia di specie diverse di uccelli (a oggi censite oltre 300), con passaggi stagionali nell'ordine delle decine di migliaia di individui di rapaci (38 specie diverse) e nell'ordine dei milioni di unità per molte altre specie, sia durante il giorno che la notte».
Secondo la tesi degli ambientalisti gli uccelli morirebbero durante il transito perché andrebbero a sbattere contro i piloni e le torri del Ponte. Un assunto che però non trova alcun riscontro scientifico né è supportato da studi.
Nel dossier anti-Ponte si muovono altre due critiche all'opera: i venti forti e il divieto di transito per le navi. I forti venti obbligherebbero la chiusura del ponte almeno un giorno ogni otto. Gli studiosi ambientalisti hanno calcolato che già 60 km/h orari sarebbe un'oscillazione troppo elevata per consentire il transito dei mezzi. . «La sua aerodinamica è stata oggetto di approfonditi studi e di innumerevoli prove in gallerie del vento in Europa e Nord America - è la risposta dei tecnici del ministero -. Il progetto prevede che il Ponte sia aperto al traffico stradale fino a quando le raffiche di vento non raggiungano la velocità di 158,2 km/h, mentre il traffico ferroviario possa proseguire fino a quando le raffiche non raggiungano la velocità di 194 km/h".
Questi numeri sono più del doppio, anzi il triplo della forza del vento che secondo le associazioni impedirebbe il transito. L'altro punto contestato riguarderebbe il transito delle grandi navi che sarebbe impedito per l'altezza del ponte: 65 metri non sarebbero sufficienti per il loro passaggio. Tesi mentita dal ministero.
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