Zangrillo: "È a rischio per l'età. Ma il quadro è confortante"

Il medico personale del Cav: "È giù di morale, però siamo tranquilli. Virus morto? A maggio ho usato toni stonati"

Zangrillo: "È a rischio per l'età. Ma il quadro è confortante"

Un giorno difficile per Silvio Berlusconi. Un momento altrettanto drammatico per il suo medico. Alberto Zangrillo non gioca a nascondino. Si presenta con una frase crepuscolare: «L'umore di Berlusconi non è dei migliori. E anche il mio». Un biglietto da vista insolito, ma anche la situazione lo è.

Conforta: «Il regime di ricovero è normale. I parametri sono rassicuranti e mi fanno essere ottimista per le prossime ore e i prossimi giorni». Poi però frena: «Il quadro clinico pregresso e l'età del paziente impongono assoluta cautela».

È accaduto l'imprevedibile: il medico che aveva dichiarato «clinicamente morto» il virus si ritrova a dover curare il malato più illustre. Un cortocircuito che potrebbe mandare in tilt chiunque.

Per carità, la malattia è stata snidata nella fase iniziale e la terapia è partita all'istante, ma non si può prendere sottogamba una patologia così subdola. E poi bisogna considerare l'età importante di Berlusconi e ancora gli acciacchi e gli interventi subiti.

Il tutto con gli occhi dell'Italia, e non solo, puntati sul San Raffaele e sulle finestre al sesto piano del Diamante.

Zangrillo, che è uomo navigato, capisce di aver forzato i toni e ingrana una mezza, solo mezza, autocritica: «Quando a maggio ho detto che il virus era clinicamente morto ho usato un tono forte e stonato ma che fotografava quello che osservavamo e osserviamo oggi».

Ovvero, da mesi «non ricoveriamo qui al San Raffaele pazienti con complicanze primarie da Covid 19».

Certo, c'è il rischio di finire dentro la buca delle contraddizioni e dei paradossi, ma lui con qualche acrobazia linguistica cerca di uscire dalla trappola del negazionismo e delle semplificazioni manichee: «Non nego che il virus esista ed abbia conseguenze letali ma io sono stato il primo a dire che dobbiamo conviverci».

Qualcuno lo bersaglierà, ma lo Zangrillo di oggi non vuole esporsi ad altre polemiche e torna a Berlusconi. E a quel che è successo, a partire da giovedì: «In una situazione di assoluta tranquillità, ho ritenuto di fare una visita e ho rilevato un blando coinvolgimento polmonare».

Necessario, a questo punto, procedere a esami e controlli in ospedale.

La Tac, poi il ricovero. «Mi sono imposto nell'istituire un regime che comporti il riposo assoluto, che è probabilmente la terapia di cui lui più necessita. Non è stato assolutamente facile convincerlo, ho dovuto insistere per ricoverarlo, soprattutto stanotte».

Qualcuno potrebbe pensare a frasi da inserire nell'album di certa epica berlusconiana, ma il clima è diverso. Zangrillo sta solo raccontando senza infingimenti e ipocrisia lessicale le difficoltà incontrate, non ultima la personalità fortissima del suo interlocutore, su una strada scivolosissima sin dal primo passo.

«Ci sono persone che possono avere una blanda sintomatologia - rimarca di nuovo il medico - come Berlusconi che ha un leggero coinvolgimento polmonare». Gli aggettivi sono di segno positivo, il Covid è una brutta compagnia, ma non c'è motivo di allarmarsi. E Zangrillo, pur sulla difensiva, non arretra: è l'unico camice bianco, insieme agli infermieri, a varcare la soglia dell'appartamento al sesto piano; filtra la comunicazione fra l'ex premier e le persone a lui più care, dialoga con i giornalisti.

Una giornata non semplice.

«Berlusconi - è la previsione finale in forma di augurio - resterà qui per qualche giorno». Come è accaduto altre volte nel passato. Un po' di pazienza e un occhio al saturimetro, la bussola nei mari semisconosciuti della peste arrivata dalla Cina. Zangrillo, intanto, è già salito al sesto piano.

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