Torna a un'apparente normalità la centrale nucleare di Zaporizhzhia, ricollegata ieri alla rete elettrica dell'Ucraina alle 14 ora locale, le 12 in Italia. Il giorno precedente, per la prima volta dall'invasione, i russi avevano temporaneamente sospeso l'erogazione dell'energia elettrica dagli ultimi due reattori ancora in funzione, un fatto che non si verificava dalla costruzione della centrale in epoca sovietica nei primi anni Ottanta. Ma la paura di un disastro nucleare resta alta e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky punta il dito sul regime di Mosca: «La Russia ha portato l'Ucraina e tutti gli europei in una situazione a un passo da un disastro radioattivo». Poi rassicura: «Stiamo facendo di tutto per evitare uno scenario di emergenza, ma non dipende solo dal nostro Paese» e «serve una pressione internazionale che costringa» i russi «al ritiro immediato dal territorio della centrale di Zaporizhzhia» e «l'Aiea (l'Agenzia internazionale per l'energia atomica) e le altre organizzazioni internazionali devono agire più rapidamente di quanto stiano facendo ora». L'Aiea - insiste il leader ucraino - deve avere immediatamente accesso al sito «prima che i russi portino la situazione a un punto di non ritorno». È la stessa preoccupazione e speranza espressa dall'Alto rappresentante Ue per la Politica estera, Josep Borrell, che chiede che gli esperti dell'Agenzia possano «recarsi presso la struttura»: «La situazione intorno alla centrale nucleare rimane estremamente preoccupante».
L'appello del leader ucraino e di Borrell per un intervento Aiea non resta inascoltato ma rimane appeso a una tempistica ancora incerta. La visita degli ispettori internazionali alla centrale è in fase di preparazione, ha scritto su Telegram il rappresentante permanente russo presso le organizzazioni internazionali a Vienna, Mikhail Ulyanov, senza fornire ulteriori dettagli. E Kiev accusa Mosca di voler boicottare un intervento: «Le forze russe stanno cercando di impedire a una missione Aiea di raggiungere la centrale nucleare, secondo Lana Zerkal, consigliere del ministro dell'Energia ucraino.
Le autorità locali filorusse della regione di Zaporizhzhia continuano a scaricare le responsabilità dello stop del collegamento sull'Ucraina, riferendo di un attacco condotto dalle forze di Kiev nelle vicinanze della centrale nucleare. Secondo le fonti filorusse quattro colpi sarebbero finiti vicino a un sito di stoccaggio che contiene isotopi radioattivi. Una versione che corrisponde a quella sostenuta da Mosca: incendi causati dai bombardamenti vicino agli impianti termici avrebbero provocato il riscaldamento delle linee, spingendo i tecnici russi a staccare il collegamento con la rete ucraina.
Chi invoca che «Il nucleare civile non dovrebbe essere uno strumento di guerra» e «la guerra in nessun caso dovrebbe pregiudicare la sicurezza nucleare» è il capo dello Stato francese Emmanuel Macron, in visita in Algeria, anche per tamponare le conseguenze della guerra sull'approvvigionamento energetico, dopo l'incontro il giorno prima all'Eliseo con il direttore generale dell'Aiea, Rafael Grossi.
Intanto la Russia va avanti con i piani politici che riguardano anche la regione in cui si trova la centrale.
I preparativi per lo svolgimento di uno pseudo-referendum nei territori temporaneamente occupati (Zaporizhzhia e Kherson) sono quasi conclusi, ha spiegato Vadym Skibitskyi, rappresentante della direzione dell'intelligence del ministero della Difesa ucraino.
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