Lo Zar contrattacca: niente import-export di materie prime con i Paesi ostili

Reazione agli Usa: in arrivo l'elenco degli Stati colpiti. Stop anche a Nord Stream 1

Lo Zar contrattacca: niente import-export di materie prime con i Paesi ostili

L'Occidente è servito. Chi si illudeva che le sanzioni colpissero, come accaduto in passato con Iraq, Cuba, Serbia, Iran e Siria soltanto i cosiddetti «cattivi» ora deve fare i conti con i piani di un Vladimir Putin deciso a rispondere colpo su colpo ad Usa ed Europa. E soprattutto a far valere i vantaggi garantitigli dal guidare un paese immenso, esteso su una superficie di poco inferiore a quella di Cina e Stati Uniti, ma abitato da appena 144 milioni di persone. Ovvero meno della meta dei 329 milioni cittadini statunitensi e un decimo della popolazione cinese.

Quindi un paese autonomo per quanto riguarda i propri consumi interni, ma capace di mandare nel caos i mercati internazionali bloccando selettivamente o globalmente la vendita delle proprie materie prime. Elementi sufficienti per capire quanto sia insidioso il decreto, firmato ieri da Putin, con cui si annuncia la decisione di limitare le esportazioni di materie prime verso paesi scelti sulla base di liste che verranno decise nei prossimi giorni. Come riportato dall'agenzia di stampa russa Tass che cita il testo del decreto, l'obiettivo è quello di «garantire fino al 31 dicembre 2022 l'applicazione delle seguenti misure economiche speciali: divieto di esportazione al di fuori del territorio della Federazione Russa e (o) importazione nel territorio della Federazione Russa di prodotti e (o) materie prime secondo le liste stabilite dal governo della Federazione Russa». Il decreto è chiaramente una risposta alla decisione del presidente americano Joe Biden, subito condivisa dall'alleato inglese, di mettere al bando le importazioni di petrolio russo.

Secondo i dati disponibili a novembre 2021 il Regno Unito importava dalla Russia 170mila barili di petrolio al giorno pari all'11% del totale di 1,567 milioni. Gli Stati Uniti, invece, acquistavano da Mosca 626mila barili al giorno pari al 7% del totale di greggio importato quotidianamente, pari a 8,533 milioni di barili. Già questi dati bastano a capire come la guerra delle reciproche sanzioni abbia - in questo caso- ripercussioni non solo per una Russia terza esportatrice mondiale di greggio, ma anche per quei paesi che il petrolio dovranno andarselo a comprare altrove.

Per l'implacabile legge della domanda e dell'offerta la cancellazione del petrolio russo dai mercati internazionali causerà inevitabilmente una levitazione dei prezzi che colpirà i consumatori occidentali con inevitabili conseguenze politiche non solo per chi subisce, ma anche per chi applica le sanzioni. Ma ripercussioni sono attese anche sul fronte europeo dopo l'annuncio dell'Unione europea di voler tagliare di due terzi le importazioni di gas russo entro l'anno. Una decisione che potrebbe venir anticipata dalla chiusura da parte russa di North Stream 1, il gasdotto operativo dal 2012 che ogni anno garantisce alla Germania, ma anche al resto dell'Europa forniture di gas per oltre 55 miliardi di metri cubi. Ma le conseguenze si faranno sentire in tutti i settori delle materie prime e dell'agroalimentare.

E da Mosca è arrivata un'altra bastonata. È stata sospesa la vendita di valuta estera da oggi al 9 settembre 2022: «Le banche non saranno in grado di vendere valuta estera ai cittadini», fa sapere la banca centrale Russa.

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