
Cosa sia scattato nella testa di Donald Trump negli ultimi giorni, con attacchi violenti all'Ucraina e al suo presidente, è davvero difficile da comprendere. Quel che è certo è che Volodymyr Zelensky non ci sta e questa volta non si limita a giocare in difesa. Se alle parole seguiranno i fatti, quello del tycoon può considerarsi a tutti gli effetti un tradimento che lascia in seria difficoltà un Paese segnato da una guerra, figlia di un'aggressione, che sta per arrivare a compiere tre drammatici anni. Proprio mentre l'inviato designato da Washington Keith Kellogg è arrivato a Kiev per trattare, non si sa su quali basi, il leader ucraino, pur senza eccedere nei toni, ha deciso di replicare punto su punto al presidente americano, smentendo quella che ha definito «disinformazione figlia della propaganda russa».
Il primo riguarda la base di ogni ragionamento: «Non si possono nascondere la responsabilità della Russia nella guerra», ha detto Zelensky, specificando che «la Russia rimane colpevole, non si può ripulire come i soldi la sua responsabilità nella guerra», per citare l'accusa trumpiana secondo cui l'Ucraina non avrebbe dovuto iniziare nessuna guerra ignorando quale sia stato il Paese invaso e da chi. Il secondo punto è l'accusa di non voler indire nuove elezioni nonostante il gradimento interno al Paese del leader sia solo del 4% della popolazione ucraina. «Il presidente Trump, per il quale abbiamo grande rispetto in quanto leader del popolo americano, vive nello spazio di disinformazione che arriva dalla Russia», ha detto citando un sondaggio pubblicato proprio ieri Kyiv Institute of Sociology secondo cui circa il 57% degli ucraini si fida di Zelensky e ne approva l'operato, con un incremento di 5 punti percentuali rispetto all'ultimo sondaggio di dicembre. Il 37% degli ucraini interpellati invece non ha fiducia in lui, ma in dicembre la percentuale era del 39%, numeri in totale contrasto con le percentuale «sovietiche» citate da Trump. Zelensky poi mette una linea riguardo i finanziamenti ricevuti per sostenere lo sforzo bellico. «L'Ucraina ha speso 320 miliardi di dollari nei suoi sforzi bellici contro la Russia, di cui 200 miliardi provenienti da assistenza militare internazionale. Gli Stati Uniti hanno fornito 67 miliardi di dollari in aiuti militari dall'inizio dell'invasione su larga scala. 120 miliardi sono stati coperti da noi, il popolo ucraino». Una cifra ben diversa dagli oltre 350 miliardi che Trump sostiene essere la dote americana a Kiev e per cui chiede un risarcimento da 500 miliardi in risorse naturali. «Ma l'Ucraina non è in vendita, non posso svendere il nostro Paese», ha aggiunto Zelensky che nei giorni scorsi ha bocciato in toto la bozza di accordo americano che avrebbe dato a Washington l'accesso al 50% dei minerali strategici dell'Ucraina come compensazione. Riguardo quanto sostenuto dal presidente Usa, cioè che Kiev avrebbe rifiutato un accordo vantaggioso tempo fa per chiudere il conflitto, Zelesky si è limitato a dire che «dobbiamo essere pazienti, preservare lo Stato e la nostra sovranità. Non firmeremo nulla solo per ricevere applausi. Non possono negoziare riguardo al nostro popolo e alle nostre vite. Nessuno vuole un Afghanistan 2.0», facendo intendere che le concessioni territoriali, a queste condizioni, non possono essere sul tavolo.
Zelensky ha comunque detto di voler «porre fine alla guerra quest'anno» a patto di avere garanzie. Ingresso nella Nato e pace vera lo porterebbero a lasciare la carica, ha detto. Condizioni di cui discuterà anche con l'inviato Usa Kellogg, chiamato tra l'altro a disinnescare le bombe dialettiche lanciate da Trump.
«Per noi è molto chiara l'importanza della sovranità e dell'indipendenza di questa nazione», ha detto appena atterrato a Kiev. Se e come garantirla però, passa inevitabilmente da un ulteriore cambio di paradigma da parte dell'ondivago leader a stelle e strisce.
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