Pop Milano, Mazzotta non molla

nostro inviato a Mosca

«Si cominciano a vedere i primi segnali positivi. Le imprese dicono che gli ordini stanno cominciando a riprendersi, guardo le cose con prudente positività». Per Gaetano Miccichè, responsabile della divisione Corporate Banking Intesa Sanpaolo, la crisi non è certo finita, ma forse il peggio è passato. A pochi passi di distanza, in occasione del forum Italo-Russo che si tiene a Mosca, Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, intercettata dal Giornale, è meno accomodante. Non certo riguardo alle imprese, ma sull’attenzione delle banche al credito per l’industria. «I dati che ho letto sul Sole 24 ore - risponde seccamente riferendosi alla ricerca di Unioncamere che contestano gli allarmi imprenditoriali sulla rarefazione del credito - non sono gli stessi numeri di cui siamo in possesso noi». Insomma il tira e molla tra banchiere e imprese sul credito è destinato a continuare.
Nonostante i tassi ufficiali siano ai minimi e le banche siano state aiutate con i Tremonti bond, le imprese si lamentano di un'eccessiva prudenza nell'erogazione del credito. «Per quanto ci riguarda - dice Miccichè - non è così. Sono i numeri a dirlo. Nel 2008 abbiamo erogato più prestiti dell'anno precedente».
«È vero inoltre che i tassi a breve - dice Gregorio del Felice, capo del centro studi di Intesa - sono scesi, ma i tassi per la provvista di medio e lungo sono ancora alti a causa del raffreddamento del mercato interbancario e non solo di quello». E «noi non siamo dispenser di bibite - continua Miccichè - possiamo anche sbagliare. Se chiedete ai cinquecento imprenditori in missione in Russia cosa si augurano per le proprie aziende, loro risponderanno: maggiore fatturato e margini. Ebbene vale anche per noi. Il nostro fatturato è il margine di interesse; se non prestiamo non lo conseguiamo. Poi è evidente che il nostro dovere, così come quello di qualsiasi banca, è quello di fare buon credito e non semplicemente credito».
Ma torniamo all'economia reale. Il polso delle banche resta quello di un moderato ottimismo. Sempre dal forum imprenditoriale italiano di Mosca, Roberto Nicastro, uno dei vice-amministratore delegato di Unicredit, dice: «Nei momenti di crisi queste iniziative sono importanti ed efficaci. Bisogna ragionare sulle opportunità di crescita comune».
«In termini assoluti - continua poi Miccichè - sull'Italia sono molto ottimista. Basta prendere una cartina geografica e la vedo disseminata di migliaia e migliaia di puntini che rappresentano le piccole e medie imprese italiane». Secondo il banchiere di Intesa Sanpaolo, «ci sono tre elementi confortanti: il primo è che le aziende saranno portate a fare pulizia di bilancio e dunque si metteranno nella condizione di ripartire con una struttura patrimoniale migliore. Il secondo è che c’è stato un intervento pubblico a sostegno delle imprese, anche le piccole, secondo me straordinario. Infine i tassi di interesse, che sono bassi».
I dati sulle previsioni del Pil in Italia sono unanimemente concordi nel vederlo in pesante decrescita per quest'anno. La disoccupazione sale, così come il ricorso alla cassa integrazione. «Non voglio dire - continua Miccichè - che una crisi rappresenti un fenomeno positivo. Ma vorrei sottolineare come questa crisi ci porterà ad una grande discontinuità, non solo economica, ma anche culturale. E questo lo considero positivo. Da un punto di vista economico infatti abbiamo vissuto un decennio con un Pil mondiale drogato da una crescita eccezionale di alcuni paesi. E abbiamo maturato aspettative di domanda sempre crescente, in un contesto di tassi eccezionalmente bassi, grande liquidità e leva elevata. Ciò è valso sia per i singoli sia per le aziende. Dovremmo abituarci ad una crescita più equilibrata, molto diversa da quella degli ultimi anni.

Una crescita regolata che non danneggerà la nostra struttura produttiva, secondo il banchiere. Le nostre aziende soprattutto le piccole e medie, per Miccichè, hanno infatti, nei loro bilanci una miniera inespressa, che si chiama: innovazione, flessibilità e brand.

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