Da Porta Giovia a simbolo cittadino

Fu sotto il duca Galeazzo Maria che il maniero divenne residenza di corte cui lavoreranno Leonardo e Bramante

Luciana Baldrighi

È da oltre sei secoli che la poderosa mole del Castello Sforzesco accompagna le vicende della vita milanese. Divenuto ormai simbolo della città, continua ad imporsi in tutta la sua imponenza grazie anche ai tesori che in esso vi sono custoditi e alle attività culturali e di spettacolo che l’antico maniero offre.
Per rilanciarlo in tutto il suo splendore e per farci riflettere sulla sua struttura complessa da ripristinare perché un bene così importante non rischi il degrado, la casa editrice Skira per conto dei curatori Maria Teresa Fiorio, Marco Romano, Gianfranco Pertot, Luciano Patetta, Marco Albertario, Federico Cavalieri, Aurora Scotti Tosini, Amedeo Bellini, Laura Basso, Alberico B. Belgiojoso, ha voluto con un volume di 360 pagine (70 euro) mostrare il Castello in tutta la sua bellezza permeata di storia lombarda.
Solo con le trasformazioni postunitarie, passato quindi il periodo della Restaurazione, si dà il via al definitivo ripristino e alla riconfigurazione del Castello e dell’intera area circostante per opera di Luca Beltrami; la riprova è la ricca biografia dei suoi scritti e documenti che Elena Caldara riporta nel volume di Skira.
L’architetto milanese, artefice di mezza Milano, scrittore, collezionista, direttore e costruttore de Il Corriere della Sera, Senatore del Regno (morì nel 1933 e solo la Triennale gli rese omaggio dieci anni fa con una mostra monografica e un catalogo edito da Electa), volle ricostruirlo rispettando l'originale edificio fondato sotto il dominio di Galeazzo II Visconti alla metà del XIV secolo. Ma la vera configurazione museale avvenne nel secondo dopoguerra con la sistemazione delle raccolte e gli allestimenti storici di Franco Albini proseguiti poi dallo studio milanese che ora, dopo essersi occupato della sua illuminazione, sta progettando un centro servizi con tanto di guardaroba, bar, biblioteca e ristorante.
Il libro curato da Maria Teresa Fiorio, oltre ad occuparsi delle vicende storico e artistiche della fabbrica viscontea prima, sforzesca poi, si sofferma sugli sviluppi e gli ampliamenti della roccaforte tra il Tre-Quattrocento, fino alla morte di Filippo Maria, ultimo erede della famiglia Visconti. Un incremento e una nuova vita per il Castello di Porta Giovia si hanno con l’ascesa al potere di Francesco Sforza nel 1450: in questa fase risalgono infatti gli interventi di Antonio Averlino detto «Il Filarete», già autore della Ca’ Granda (prima ospedale e poi Università Statale) che si occupò di erigere la Torre d’ingresso con l’orologio.


Sotto il duca Galeazzo Maria Sforza il castello divenne residenza della corte subendo già alcune modifiche da fortino militare a residenza signorile e con Ludovico il Moro dopo il 1476 entrano a pieno titolo nella storia del Castello Leonardo da Vinci e Donato Bramante.

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