Il Ppe si schiera con il Cavaliere

Il segretario dei Popolari europei: «Solo lui potrà rilanciare l’Italia»

nostro inviato a Trieste

«Il Popolo della libertà è in perfetta sintonia con i motivi fondanti del Partito popolare europeo. E Silvio Berlusconi è senz’altro la personalità più indicata per prendere in mano il timone di questo Paese». Antonio Lopez-Isturiz, segretario generale del Ppe, prima forza politica al Parlamento di Strasburgo (268 deputati su 718) non ha dubbi circa il simbolo e la personalità politica su cui riporre la propria fiducia. Lo ha confermato nei giorni scorsi a Trieste. Sia pubblicamente, in appoggio al Pdl e ai suoi candidati del Friuli Venezia Giulia, sia in questa intervista concessa in esclusiva al Giornale.
La casa comune dei popolari europei sembra molto affollata, tanto che di recente vi è entrata anche quella parte di ex socialisti che si riconosce nella figlia di Bettino Craxi...
«Certo, ed è un’occasione di più per dimostrare che il Ppe non è una forza monolitica, come il comunismo, ma un partito dove possono convivere storie e sensibilità diverse. Succede anche nel Partito popolare spagnolo, un mix di liberali, cristiano-democratici, riformatori sociali e conservatori. Un esperimento avviato coraggiosamente nel 1988 e rivelatosi alla fine un successo, dato che ora noi tutti, pur nella diversità, ci riconosciamo in un'ideologia unica, quella del centrodestra».
Non la preoccupa quindi la presenza, in Italia, di diversi soggetti che in questa campagna elettorale stanno facendo scintille tra loro?
«Io sono anche il responsabile ultimo per dire chi può o non può aderire al Ppe. Per questo devo essere molto attento a come esprimermi. Ma per quanto ho visto finora posso dire che quello che sta dimostrando il Pdl in Italia è un avvicinamento estremamente positivo al credo dei popolari europei».
Ma non mi ha risposto: è preoccupato oppure no?
«No, non sono preoccupato, perché convinto che alla fine, al di là di quelle che ora ci sembrano differenze, nascerà proprio una più grande casa comune dei popolari europei. È ben altro quello che mi preoccupa».
Ovvero?
«Anzitutto il fatto che una parte dei cristiano-democratici italiani abbia scelto di stare con la sinistra. E mi chiedo: perché stanno là? Quali politiche andranno a sostenere nei prossimi anni? E cosa faranno quando il Pd sceglierà la sua casa naturale, ovvero quella dei socialisti europei?».
C'è altro che la preoccupa?
«Sì, le condizioni in cui versa l’Italia. Condizioni che mi allarmano forse più di quanto non lo facciano quelle della mia stessa Spagna. Perché devo ammettere che il governo di Romano Prodi, nei suoi 20 nefasti mesi, tutti da dimenticare, è stato ben peggio di quello di Zapatero. Il suo modo di affrontare e gestire questa crisi è stato un disastro, un periodo che l'Italia non merita di rivivere. Il vostro Paese non può restare bloccato sui binari arrugginiti della sinistra, quando invece potrebbe viaggiare con l’alta velocità europea, quella del centro riformista. Del resto tutti i sondaggi dimostrano che l’Italia ha voglia di cambiare. Ed è comprensibile. E se qualcuno deve prendere in mano questo timone, è chiaro che per me la persona indicata per farlo è Silvio Berlusconi. Che, non ho dubbi, vincerà».
Perché ne è così sicuro?
«In questi giorni ero in Veneto e ho parlato con tanti imprenditori e professionisti.

Tutti mi hanno detto di aver bisogno di questo cambiamento e di aver fiducia in Berlusconi. E la frase più eloquente è stata quella di un mio amico, un avvocato, che mi ha detto “sono troppo stanco di lavorare ormai soltanto per aziende che chiudono”».

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