«Sono peggio dei padroni». Lo strillo cubitale, in calce a un volantino scritto fitto fitto, si moltiplica e rimbalza amplificato sui muri che circondano il portone di viale del Policlinico 131, sede della federazione romana di Rifondazione comunista. È un assedio in formato A4, un copia e incolla manuale, ma fatto a tappeto. O meglio, verticalizzando la prospettiva, quasi una carta da parati sui generis, da strada più che da interno piccolo borghese. Perché incazzati come sono, i compagni della Cooperativa Zona Rossa, gente del mestiere, professionisti di lungo corso delle affissioni, non hanno lasciato libero nemmeno un centimetro.
Sono legittimamente incavolati neri - ammesso che il colore da queste parti venga accettato - quelli della coop. Ce lhanno con i dirigenti del Prc, in primis con il segretario della federazione capitolina, tal Giuseppe Carroccia, il quale - raccontano inferociti - «si rifiuta di pagarci le affissioni della campagna elettorale 2008». Non è una bazzecola. «Sono 65mila euro più Iva, quella elettorale al 4% - dettaglia il presidente della cooperativa David Tranquilli - ai quali si aggiungono unaltra dozzina di migliaia di euro per una rimanenza della campagna 2006. In tutto, fanno 78mila euro». Per loro, otto soci, una ventina di addetti, e dietro altrettante famiglie, è più che ossigeno. È la vita, è tutto.
Ma il compagno Carroccia, come un bieco padrone delle Ferriere di un tempo, traccheggia, si dà, e quando proprio lo mettono con le spalle al muro risponde così: «Quanno ce lho ve li do, mo nun ce lho e quindi nun ve pago».
Il sito Internet avviato dalla cooperativa, alleloquente indirizzo virtuale www.rifondazionenonpaga.net, racconta di un incubo che invece è drammaticamente reale. «Un muro di gomma fatto di responsabilità rimpallate, di mezze promesse mai mantenute, di incontri rinviati e mai rispettati». Mentre loro, i soci della coop Zona Rossa, sei anni di vita spesi per la causa, a incollar sui muri falci e martello per conto di Bertinotti & C, i propri impegni li mantengono. «Abbiamo dilapidato i risparmi personali e accumulato migliaia di euro di debiti per pagare chi ha lavorato per noi, per saldare le rate del mutuo, per le bollette inevase», raccontano.
E dire, aggiungono stigmatizzando la «doppia morale» di chi predica da comunista e poi razzola da padroncino, che «tante volte abbiamo sentito i dirigenti di Rifondazione inveire contro il finto lavoro autonomo, contro le esternalizzazioni e gli altri trucchi inventati dai padroni per scaricare i costi sui lavoratori. Solo che è facile parlare quando gli altri sono la Fiat o le fabbrichette del Nordest, meno facile è riuscire a essere coerenti con quanto si scrive, si dice o si urla da qualche palco, quando tocca mettere mano al portafoglio». Portafoglio che anche a sinistra, estrema compresa, batte evidentemente a destra. Perché quando si tratta di pagare, il Sol dellavvenire è sempre di là da venire.
Quel che è peggio è che al danno si è poi aggiunta la beffa.
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