L'ultimo nomignolo che gli hanno affibbiato è «Gordfather», Gordon il padrino. Perché per lui - dicono - a dispetto dello stile austero e della proclamata adesione a solidi principi, il potere conta più del risultato. Prima ancora lo avevano ribattezzato «bottler Brown», Brown il codardo, perché dopo ogni annuncio a effetto il premier batte la ritirata, spaventato dalle critiche e dai sondaggi, come è successo questa settimana per la riforma dei rimborsi dei parlamentari o come potrebbe succedere per la privatizzazione della Royal Mail.
A giugno saranno passati due anni dal suo insediamento al 10 di Downing street, dopo un decennio di attesa snervante allombra di Blair, eppure Gordon Brown è ormai per tutti lassassino del New Labour. O quantomeno luomo che sta accompagnando la «Cool Britannia» verso una nuova era, quella che vedrà con molta probabilità i conservatori tornare al potere dopo tre sconfitte consecutive e traghettare la Gran Bretagna nellepoca post crisi.
Lo dicono i sondaggi (i conservatori avanti di almeno 19 punti percentuali) e lo dice la fronda, soprattutto quella interna, che sta tentando - per lennesima volta - di far fuori il primo ministro prima che siano gli elettori a intonare al Labour il de profundis. Laffondo più pesante è arrivato in questi giorni da Charles Clarke: «Mi vergogno di essere un deputato laburista oggi», ha detto lex ministro degli Interni, storica colonna del Labour. E ieri Clarke ha rincarato la dose chiedendo pubblicamente il licenziamento di uno dei più stretti alleati del premier, il sottosegretario alla Scuola Ed Balls. Intanto tutto sembra pronto per un ammutinamento, orchestrato proprio da Clarke e pare anche dal parlamentare Graham Stringer (che già ci aveva provato lo scorso anno). Lobiettivo è mettere nellangolo il capo del governo e traghettare il partito verso una nuova leadership, in grado di battersi fino allultimo voto alle elezioni previste per il maggio del 2010. Anche questa volta la stampa indica già un successore prescelto: Alan Johnson, ministro della Sanità, che pure ieri gettava acqua sul fuoco, precisando di non avere nessuna aspirazione a succedere a Brown. In suo favore però, si è pronunciato apertamente lex sindaco di Londra Ken Livingstone: «Credo che Johnson potrebbe fare meglio di Brown alle prossime elezioni», ha detto lantico nemico del premier.
È la dimostrazione che linsofferenza nei confronti del capo del governo cresce, soprattutto allinterno del partito, che si vede spacciato con Brown alla guida. Così spacciato che un gruppo di ex fedeli di Blair starebbe meditando il passaggio ai Liberaldemocratici. Secondo il Daily Telegraph i colloqui con il leader dei Lib Dem sarebbero già stati avviati. La goccia che ha fatto traboccare il vaso? Lultima mossa del premier: la Finanziaria in cui il governo ha deciso di tassare i ricchi, imponendo unaliquota al 50 per cento per i redditi al di sopra delle 150mila sterline. Un provvedimento considerato da molti una sterzata troppo brusca rispetto alle politiche centriste del New Labour di Blair.
Eppure lennesimo tentativo di regicidio potrebbe ancora una volta allungare la vita al re: troppo forte, per un eventuale successore, il rischio di perdere comunque alle prossime elezioni e troppo insidioso presentare un nuovo leader agli elettori, ammettendo implicitamente di aver sbagliato finora. Intanto i Tory di David Cameron volano nei sondaggi. E i passi falsi di Brown e dei suoi alleati non fanno che avvantaggiarli.
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