RomaSi presenta col naso incerottato ma, giura Gianni Letta, «nessuna rissa nella maggioranza. Soltanto una porta in faccia questa mattina allalba». Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, insignito del premio Giulio Onesti dal Coni, è di ottimo umore. Tradizionalmente allergico alle interviste, seppur sia stato lo storico direttore del «Tempo», scambia qualche battuta con i cronisti. Confida che «La cessione di Kakà è stato un sacrificio doloroso per i tifosi milanisti ma il più addolorato è stato Silvio Berlusconi che ha provato fino allultimo ad allontanare questo calice». Daltronde, però, «questo mercato ha raggiunto dimensioni che sfuggono a qualsiasi regola, al buon senso e forse al buon gusto. Forse, riportare qualche regola e qualche limite nel mercato dei calciatori può essere opportuno». Tesi condivisa sia dal presidente della federcalcio Abete che da quello del Coni Petrucci: «Bilanci sani prima di tutto». Il riconoscimento, testone di bronzo raffigurante Giulio Onesti, presidente del Coni per 22 anni, in passato era toccato a Giulio Andreotti e a Juan Antonio Samaranch. E proprio il senatore a vita, ieri presente alla cerimonia, ha di fatto passato il testimone a Letta. «Il campione dei campioni, il migliore di tutti noi», lelogio di Petrucci.
E Letta a schermirsi: «Se non fossimo al Coni mi sembrerebbe di essere a una commemorazione del caro estinto». E poi la rassicurazione: «Il governo appoggia e sostiene lo sport da sempre con un unico faro: tenerlo lontano dalle scorribande partitocratiche».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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