Presi i killer della strage in Egitto volevano uccidere anche il vescovo

Gli esecutori della strage di cristiani avvenuta nei giorni scorsi a Qana, in Egitto, sono stati arrestati: si sarebbero consegnati alla polizia che da giorni era sulle loro tracce e aveva ritrovato la loro auto. I tre uomini, tra i quali c’è anche un pregiudicato, sono accusati di aver aperto il fuoco contro i fedeli della chiesa copta di Nagaa Hamadi durante la celebrazione della messa natalizia, uccidendo sei persone.
I leader religiosi islamici si sono intanto uniti nella condanna del gesto e hanno manifestato la loro solidarietà ai vescovi della Chiesa copta. Lo sceicco della moschea di Al-Azhar, Sayd Tantawi, ha ricordato che «episodi di questo genere vedono come vittime anche i musulmani». I responsabili della facoltà teologica islamica di Al-Azhar, e il ministro degli Affari religiosi del Cairo, Mahmud Hamdi Zaqzuq, hanno fatto visita al capo spirituale dei copti, Papa Shenouda III. Lo stesso Shenouda ha inviato un messaggio a tutte le chiese del Paese per invitare i fedeli copti alla calma, dopo che una manifestazione di protesta era sfociata in scontri con la polizia.
Secondo l’agenzia Asianews l’attacco avvenuto la sera del 6 gennaio, vigilia del Natale ortodosso, sarebbe avvenuto per colpire il vescovo della città, monsignor Anba Kirollos. La fonte dell’informazione è lo stesso vescovo, che in una dichiarazione alla Middle East Christian Association ha detto: «Era il mio assassinio quello a cui mirava il piano. Per giorni ho atteso che accadesse qualcosa alla vigilia di Natale». Proprio per questo la comunità ha anticipato di un’ora la liturgia della veglia natalizia. Sentendo il rumore di un’auto in corsa, il vescovo è rientrato in chiesa dalla porta sul retro: «Mentre stringevo le mani a qualcuno sulla soglia, ho sentito le raffiche di mitra e il disastro», ha raccontato monsignor Kirollos, accusando di negligenza i servizi di sicurezza che, nonostante fossero stati avvertiti della situazione tesa, non hanno predisposto una vigilanza adeguata. Le tensioni tra cristiani e musulmani a Nagaa Hamadi sono andate aumentando negli ultimi mesi dopo le accuse rivolte a un giovane cristiano di aver stuprato una ragazza musulmana dodicenne. Accuse che la comunità cristiana respinge, facendo notare come la polizia non abbia preso alcun provvedimento contro il presunto stupratore.
Di una vera e propria «vendetta religiosa» ha parlato ieri il direttore dell’Ufficio informazioni cattolico egiziano, padre Rafiq Greiche. Un attestato di vicinanza e di solidarietà a Papa Shenouda III è arrivato dal Vaticano, dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani, che ha scritto al leader spirituale dei copti: «Tutti i cristiani devono essere uniti di fronte all’oppressione e perseguire insieme la pace, che solo Cristo può dare». Sulla strage che ha insanguinato il Natale copto interviene anche monsignor Michael Fitzgerald, nunzio apostolico in Egitto e profondo conoscitore del mondo islamico: «Ci sono tensioni - ha dichiarato al Sir - questi atti di violenza capitano con una certa frequenza e ciò vuol dire che la situazione non è così rosea come la presentano le autorità».

Monsignor Fitzgerald ha citato quanto dichiarato dal vescovo copto cattolico di Luxor, nell’Alto Egitto, Youhannes Zakaria, che all’agenzia vaticana Fides aveva parlato di «un disegno per promuovere l’islam politico da parte di alcune forze», un disegno che vede come prime vittime delle violenze fondamentaliste proprio i cristiani. Mentre il segretario della Congregazione vaticana per l’evangelizzazione dei popoli, Robert Sarah, ritiene che dietro le violenze ci sia la volontà di annientare i cristiani.

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